di Julia Pastore
LECCE – Riparte subito per una nuova sfida, col suo progetto politico, la vice-coordinatrice regionale di Forza Italia, Federica de Benedetto: le politiche sono vicine e si vocifera già di una sua possibile candidatura. Dopo la disfatta leccese, in attesa che i giudici possano ribaltare il risultato, la dirigente forzista riunisce tutti i suoi presso la nuova sede di “Motus animi”. A dialogare con lei ieri, Gianni Alemanno, ex ministro ed ex sindaco di Roma: uno di quelli che c’erano quando An fu data in pasto a Berlusconi da Gianfranco Fini, salvo poi un dietrofront troppo tardivo.
Ormai è tutto alle spalle: gli ex aennini si dividono tra forzisti e seguaci della Meloni, se non prendiamo in considerazione tutti i movimenti dello zero virgola in cui si sono dissolti il resto dei sostenitori della vecchia Fiamma tricolore.
Federica De Benedetto è entusiasta nel dare una buona notizia ai leccesi: dopo dieci anni di fermo, a novembre tornerà a Lecce la festa tricolore, che è una festa storica per i cittadini, al fine di ritrovarsi entro valori e radici politiche comuni.
Filo conduttore della serata, una frase proiettata al muro alle spalle dei relatori: “A Destra viviamo della nostra individualità e rischiamo di morire per il nostro individualismo”.
Salentino d’origine, Gianni Alemanno denuncia questo periodo come il peggiore del centrodestra: <<Dal 2013, anni di divisioni polemiche e sbandamento oggettivo, e solo sulla battaglia contro lo “ius soli” si è ritrovata unita tutta la destra, da quella estrema a quella più centrista, perché si è verificato un accorato sentimento di allarme contro l’ideologia cosmopolita della sinistra che rischia di mettere in discussione la sopravvivenza stessa del nostro popolo.
Questo vuol dire che per salvare l’Italia serve un centrodestra unito, come è accaduto in Sicilia. Ma l’unità non basta, perché una volta vinte le elezioni dobbiamo anche saper governare. L’immigrazione va bloccata: in Italia possono venire solo le persone che si rimboccano le mani veramente e che accettano la nostra identità, la nostra cultura e le nostre leggi. Noi ogni giorno leggiamo sui giornali fatti di cronaca atroci, perpetrati da gente che non ha avuto nessun processo di integrazione. La situazione è ingestibile, bisogna dire basta e avere il coraggio di farlo fino in fondo. In Europa ci stanno calpestando e ci sono situazioni dove da un lato emerge la debolezza della nostra politica e delle nostra democrazia ma dall’altro ci sono i vincoli europei; il fiscal compact ci impedisce di fare investimenti e noi abbiamo un disperato bisogno di fare investimenti, per muovere l’economia e per creare posti di lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno o nelle zone terremotate.
A tal proposito, abbiamo indetto un corteo per il 14 ottobre, che si terrà a Roma, su due temi fondamentali: no all’invasione degli immigrati e sì al made in Italy. Ci sono troppi marchi italiani che ogni giorno vengono acquisiti dalla Cina, ribaltati e reinventati. Il tema è la reciprocità: io mi apro nella misura in cui si aprono gli altri; io costruisco qui le moschee, a patto che in Arabia Saudita si costruiscano le chiese.
Basta con le liste di nominati, basta con candidati calati dall’alto: bisogna avere il contatto diretto con le persone, avvicinarle alla politica una per una, proprio come ha fatto Federica, che non si è avvalsa di un invito sul social network ma vi ha chiamati personalmente, per essere qui oggi. Dobbiamo creare partiti più snelli e ben radicati nel territorio e l’individualismo é il nemico da battere all’interno del centrodestra. Chi entra in politica deve avere la consapevolezza del fatto che sta andando a servire la propria patria, non a comandare>>.
Federica de Benedetto ha chiarito che il populismo del “non vogliamo lo straniero” non appartiene alla destra, consapevole invece che la diversità è fonte di ricchezza, laddove c’è voglia di lavorare e nel rispetto di entrambe le nazionalità, ma che grazie all’ipocrisia buonista della sinistra, traducibile nella sola voglia di guadagnare anche sulle tragedie di altri popoli, sono state aperte le frontiere solo per riempire le loro tasche, lasciando gli immigrati nella disperazione: <<Questa non è umanità e questo ci distingue anche da Salvini>>, ha chiosato la più suffragata delle donne, alle appena passate elezioni amministrative.
Alemanno: <<Prima c’erano i grandi partiti di massa: ricordo la forza invasiva di Democrazia cristiana, forse erano troppo massicci mentre ora si è passati all’estremo opposto: oggi al più ci sono gli “Yes man” e si è persa quella dialettica fondamentale per capire come va il governo delle cose. Senza la competizione e il confronto, senza il libero confronto delle idee, non escono fuori i migliori: io credo che la democrazia fatta bene non è sinonimo di livellamento ma di meritocrazia, perché i migliori emergono non in quanto “Yes man” ma perché effettivamente nascono da un processo democratico. Il personalismo invece è il grande male della politica italiana, per cui io credo ancora oggi nei partiti, ma abbiamo bisogno di partiti più snelli, non burocratici ma fondati sulla partecipazione democratica. A tal fine, fondamentale è la legge elettorale.
Se necessario, mi candiderò alle politiche, altrimenti manderò avanti la mia passione anche dietro le quinte: non c’è bisogno di stare per forza nel palazzo>>.
Per finire, Federica de Benedetto ha ricordato l’importanza del rispetto degli elettori e delle promesse fatte: <<Questo governo ha avuto il record storico di oltre trecento persone elette grazie a un programma elettorale e che hanno tradito tale programma. Questo avviene anche nel nostro piccolo, in Regione, non solo a livello nazionale. Se tu chiedi la fiducia e poi cambi idea, devi dimetterti!>>