LECCE – Anche la madre di Noemi, Imma Rizzo, parteciperà domani al corteo contro la violenza sulle donne, la cui partenza è prevista alle 18 da Porta Napoli, a Lecce. L’iniziativa è promossa da una rete di associazioni ed enti che hanno aderito.
“Indosseremo qualcosa di rosso e di nero e accenderemo delle candele per Noemi Durini e per tutte le donne che non ci sono più o che sono state maltrattate e abusate.” Si legge in una nota di Casa delle Donne Lecce.
“Sentiamo il dovere di dire la nostra su questa ennesima storia di femminicidio, che parla di morte e violenza contro le donne. L’omicidio di Noemi, giovane ragazza di 16 anni, morta per mano del ragazzo con il quale aveva una relazione, mostra tutta la fragilità delle relazioni tra uomo e donna. Qualunque sia l’età, qualunque sia la provenienza geografica, qualunque sia il credo politico o religioso, c‘è di fondo un problema che passa attraverso la relazione, la volontà di dominio e di controllo dell’altra, l’immaturità dei sentimenti e più di ogni altra cosa, l’incapacità di gestire fragilità emotive e paure che forse si ha paura di mostrare.
Crediamo che una società che finge di essere moderna mentre è ancora legata ad un pensiero e ad una pratica di vita ancorata a vecchi schemi patriarcali, dove la donna non è veramente libera di essere libera e all’uomo non è concesso di mostrarsi nelle sue fragilità, produce cortocircuiti che talvolta sfociano (come in questo caso) nella violenza più estrema.
Una società che non crea spazi, tempi e modi per discutere è una società debole. Una società che non ha rispetto del dolore e fa della morte (e dello stupro) di una donna uno show televisivo, pieno di dettagli morbosi e parole sbagliate per raccontare i fatti, o uno strumento di demagogia politica, è una società che non innesta quel cambiamento culturale contro stereotipi e pregiudizi di genere che andiamo rincorrendo da anni.
Alla necessità di un cambiamento culturale diffuso aggiungiamo quella, non meno importante ed urgente, di un’assunzione di responsabilità delle istituzioni pubbliche le cui azioni, determinate dai servizi che si attivano sul territorio e dalla efficacia degli stessi nell’affrontare la complessità delle relazioni, possono causare ritardi ed omissioni colpevoli, come la tragica morte di Noemi ha dimostrato.
Istituzioni sono la Scuola pubblica, le Aziende Sanitarie, gli Enti locali, i Tribunali.
Ripartire da un cambiamento culturale vuol dire anche creare una rete di servizi pubblici integrati, che garantiscano la tutela dei diritti fondamentali e che siano in grado, nel linguaggio e nell’azione, di confrontarsi con i corpi delle donne e degli uomini che costituiscono la società sulla quale agiscono.
C’è ancora tanto da fare per far sì che storie come quella di Noemi o come quelle di tutte le donne che vengono abusate, uccise, stuprate, stalkerizzate non debbano più accadere.
Noi della Casa delle Donne siamo sempre più fermamente convinte del ruolo importante che, in questo ambito, anche le associazioni come la nostra possono assumere. Nello stimolare le istituzioni e nel tracciare una possibile strada per il cambiamento.
In primo luogo ripartendo dai bambini e dalle bambine. Perché l’educazione ai diritti umani è un’educazione al cambiamento individuale e sociale ed è l’unico modo affinché il saper vivere e il saper amare in modo maturo e rispettoso delle singole individualità diventi la normalità.
Bisogna ripartire dai piccoli, anche per fare un lavoro sui più grandi. Ripartire dalle bambine, affinché imparino ad amarsi e a rispettarsi, prima ancora che ad amare; affinché possano diventare donne autonome e forti, capaci sì di amare ma anche di riconoscere quelle relazioni malate che sono solo all’apparenza relazioni d’amore.
E bisogna ripartire dai bambini, affinché vivano il rapporto con l’altro sesso in modo paritario e rispettoso, senza alimentare il bisogno di affermare un ruolo sociale antico, imponendo il proprio potere e la propria superiorità – che si trasforma in prevaricazione – qualora vengano allo scoperto le proprie fragilità. C’è ancora tanto da fare ma per iniziare bisogna ancora una volta partire da sé ed agire insieme.”