F.Oli.
GALLIPOLI (Lecce) – Approda davanti ai giudici della corte d’appello il processo a carico dell’ex sindaco di Gallipoli e già assessore provinciale Flavio Fasano e di altri tre imputati coinvolti nel processo scaturito dall’operazione “Galatea 2”. Il sostituto procuratore generale Claudio Oliva ha chiesto una parziale riforma della sentenza di primo grado dell’allora assessore provinciale sollecitando l’assoluzione da un episodio di abuso d’ufficio e invocando complessivamente una condanna a 3 anni e 2 mesi di reclusione (a fronte dei 3 anni e 6 mesi incassati in primo grado). Per lo stesso capo d’imputazione, la Cassazione ha già disposto l’assoluzione per tutti gli altri imputati per i quali la Procura generale ha chiesto la conferma della condanna di primo grado. Alla sbarra compaiono infatti Gino Siciliano, 73 anni ed ex amministratore della Lupiae Servizi, (condannato in primo grado a 2 anni di reclusione); l’imprenditore Giovanni La Gioia, di Trepuzzi, (condannato ad 1 anno e 8 mesi); Michele Patano, direttore del Cotup, (condannato a 8 mesi).
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e condotta dai carabinieri del Ros di Lecce, ha fatto luce su un presunto malaffare della politica sull’asse Lecce-Gallipoli. In particolare su probabili forzature nella gestione della cartellonistica stradale, la trasformazione del vecchio istituto Nautico di Gallipoli in una struttura turistica e per l’assunzione di un dirigente al Comune di Parabita. L’ex sindaco di Gallipoli, (presente in aula anche oggi) e l’allora amministratore unico della società mista del Comune, si sarebbero adoperati affinchè l’appalto da due milioni ed 800mila euro per la rimozione dei cartelloni abusivi e la gestione dei nuovi impianti venisse assegnato proprio alla “Five”, nel frattempo consorziata con la “Cotup”.
Proprio per questa operazione sia Fasano che Siciliano il 17 maggio del 2010 finirono agli arresti domiciliari con un’ordinanza dell’allora giudice per le indagini preliminari Andrea Lisi. Contestualmente, il gip pplicò la misura dell’obbligo di dimora per il socio della “Five”, Giovanni Lagioia e il dirigente del servizio strade della Provincia, l’ingegnere Stefano Zampino. In giornata ha discusso anche l’avvocato del Comune di Parabita costituitosi parte civile. Nella prossima udienza inizieranno le arringhe difensive degli avvocati degli imputati, i legali Giuseppe e Pasquale Corleto, Andrea Sambati, Viviana Labbruzzo e Luciano Ancora. La sentenza è prevista per i prossimi mesi.