TAURISANO (Lecce) – Anche in Appello niente mafia per i presunti componenti dell’organizzazione smantellata con l’operazione “Tam Tam” specializzata nell’attività di spaccio e nelle estorsioni ai lidi della costa ugentina. E’ il verdetto principale emesso dalla Corte (Presidente Carlo Errico) che ha così disatteso il ricorso della Procura generale che aveva chiesto il riconoscimento dell’accusa di mafia e una condanna a 8 mesi di reclusione per Marco e Antonio Luigi Giannelli, (con il primo difeso dagli avvocati Luca Laterza e Luigi Corvaglia), rispettivamente padre e figlio, collocati dagli investigatori a capo del presunto sodalizio. Assolti così come in primo grado.
Per il resto la Corte ha riformato (livellando verso il basso) alcune condanne di primo grado. E’ il caso del 38enne di Taurisano Rosario Sabato condannato a 3 mesi e 10 giorni (a fronte dei 14 anni e 8 mesi); 8 anni, 10 mesi e 30 giorni per il 41enne sempre di Taurisano Stefano Ancora (a fronte dei 10 anni); 9 anni, 2 mesi e 20 giorni al 46enne Adamo Causo, di Ugento (10 anni); 7 anni al 40enne Daniele Manco, di Taurisano (8 anni); 7 anni e 4 mesi a Carmelo Mauro, 46, di Taurisano, (8 anni); 1 anno e 8 mesi a Sabrina Morciano, 31enne, (3 anni); 2 anni e 10 mesi al 39enne Antonio Parrotto, alias “Panta”, 39 di Casarano (8 anni).
Confermate, invece, le condanne a 14 anni e 8 mesi per il 41enne Tommaso Montedoro (considerato al vertice dell’organizzazione smantellata mesi fa a Casarano dopo l’omicidio di Augustino Potenza); 5 anni per il 52enne Gregorio Leo; 8 anni al 39enne Rocco Trecchi. Sarà ora interessante comprendere, in attesa del deposito delle motivazioni previste per i prossimi 90 giorni, quanto peso possa avere la decisione della Corte per l’atteso verdetto del processo sempre in appello relativo all’operazione “Coltura” in cui Luigi Giannelli è stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione mafiosa.
L’INCHIESTA – L’operazione, nel febbraio di tre anni fa, consentì di smantellare un presunto sodalizio dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti e alle estorsioni ai danni dei gestori dei lidi balneari della costa sud salentina. Gli agenti della Squadra mobile di Lecce decapitarono due presunti clan dediti alle estorsioni in particolare ai danni del proprietari degli stabilimenti balneari del Capo di Leuca. Su un fronte il clan “Giannelli-Scarlino” – attivo nella zona di Taurisano, Acquarica del Capo, Ugento, Matino e Casarano. Sul fronte opposto del guado il gruppo “Vernel” – capeggiato dai fratelli Antonio ed Andrea Leo, operativo tra Calimera, Vernole e Melendugno. Nel corso dell’attività investigativa vennero svelati una serie di episodi estorsivi ai danni di numerosi stabilimenti balneari del Capo di Leuca, tra la marina di Pescoluse, Ugento e Santa Maria di Leuca. Il collegio difensivo era completato dagli avvocati Giuseppe Presicce, Biagio Palamà, Mario Coppola, Enrico Grosso, David Alemanno, Luigi Corvaglia, Paola Scarcia, Luigi Rella e Silvio Caroli.