LECCE – Noto come Dino Licci, Osvaldo Licci per l’appunto, è un vulcano, costantemente attivo, non contempla pause nemmeno quando la vita glielo chiede. Animato da una spasmodica ricerca del sapere, continua a studiare, a scrivere e a pubblicare come il recente libro “Miti, scienza, arte, poesia: un punto d’incontro fra geni passati e contemporanei”, edito dalla casa editrice salentina Edit Santoro.
Si tratta di un amore puro, completo, integro per la scienza, per la filosofia e parimenti per la poesia. È evidente così nel libro, come nell’autore Licci, la conciliazione tra mondo scientifico ed umanista, un meraviglioso compendio, manifesto di una corrispondenza biunivoca, per dirla con Spinoza, sia non solo possibile ma necessaria all’essere umano dell’epoca odierna. Uno svantaggio questo che a Dino Licci non sembra appartenere, anzi, lo scritto dimostra una naturale propensione alla ricerca del sapere, a darsi risposte e a porsi continuamente interrogativi.
Ecco allora che si chiede “chi sono? Da dove vengo?”, “come nasce l’Universo?”, ed enuclea l’importanza della scienza, della filosofia, della poesia. Affascinante scritto che attrae e nutre le menti, ammansendo i cuori ribelli attraverso i racconti del mito.
“Miti, scienza, arte, poesia: un punto d’incontro fra geni passati e contemporanei” si propone come un convivio al quale i commensali, non solo esperti o studiosi del settore, sapranno nutrirsi abbondantemente. Si parla, in particolare, nel capitolo otto delle “particelle elementari”, nel capitolo dodici del nostro “cervello”, nel tredici poi in “Noi non siamo padroni a casa nostra” affronta l’influenza e i condizionamenti della società in ciascuno individuo, trovandosi con modi di agire o di pensare che non gli appartengono, perché spesso non sono frutto di un pensiero critico.
Il libro, inoltre, è trattato in modo chiaro ed esaustivo; Dino Licci arricchisce le differenti sezioni del testo con poesie e citazioni di scienziati e filosofi di ieri e di oggi. Non solo, le poesie e i dipinti sono creati dallo stesso autore. Infatti, si legge: «T’aspetto, dolce aurora, alla finestra, / scruto tra i rami un segno, quel bagliore / che mi ridesti dalla notte mesta, / che fughi la tristezza dal mio cuore» (p. 84). “Dalla poesia alla guerra. Questa è la natura umana!” scrive – a ben vedere – Licci, avvertendo la necessità di saggezza, l’esigenza di umanizzare l’essere umano proprio attraverso i miti, la scienza, l’arte, la poesia. Ed è sufficiente soffermarsi ad osservare la realtà, o quella che ci rappresentiamo, per comprendere l’efficacia della sua visione.
E dunque, in questo libro, o nello specifico, saggio, Dino Licci “si rivolge alle persone, fra i tanti suoi attenti lettori, che non sanno restare indifferenti dinanzi alle diverse forme di dissonanza intellettiva, che le realtà oggettive e soggettive, visibili o invisibili, pongono da più di due millenni agli inquieti abitanti … specialmente nel tempo quotidiano in cui le ombre della sera e i silenzi della notte sottraggono le persone alle fatiche o agli impegni ludici del giorno” (dalla prefazione di Fabio Scrimitore).
Alessandra Peluso