LECCE – I governi, negli anni, sono riusciti a far finire male una professione che è vitale per lo sviluppo culturale di un paese: quella del professore. Anche a Lecce non si contano più i precari storici della scuola, beffati pure dall’ultima riforma. Si è innescata una guerra tra poveri: tra chi era precario da anni e attendeva l’assunzione e chi ormai faceva altri lavori e con la riforma Renzi è rientrato in gioco. «Nel periodo immediatamente successivo all’entrata in vigore era ancora comprensibile che la stampa ed il TG non avessero compreso cosa fosse accaduto, tanto più che le uniche campane cui si dava ascolto (anche perché suonavano in modo assordante e straziante al grido di vergognosi epiteti come ‘deportati’ o vittime sacrificali) erano quelle di coloro che giornalisticamente erano chiamati ‘nastrini rossi’, coloro cioè che avevano volontariamente, senza alcuna costruzione e, forse o con troppa ingenuità o troppa astuzia, aderito al piano di assunzione dei precari voluto da Renzi» – ci scrive una precaria della scuola aderente al coordinamento GAE.
Per sfatare ogni mistificazione, questo piano, le cui domande di adesione volontaria scadevano il 14 agosto 2017 prevedeva molto semplicemente questo:
1) i docenti non di ruolo inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) potevano (non dovevano) inoltrare una domanda per essere assunti a tempo indeterminato indicando, questo si, altrimenti la domanda non veniva accolta dal sistema, ben 100 province, secondo un ordine di preferenza, in cui essere destinati come docenti di ruolo;
2) doveva essere una ‘sanatoria’ contro l’abuso di precariato nella scuola per cui l’ UE minacciava una procedura di infrazione (per violazione dell’obbligo di stabilizzare i lavoratori che avessero svolto più di 36 mesi di servizio da precari), tuttavia, non si capisce perché (o lo si capisce benissimo se si pensa che tutto il mondo della scuola era contrario a questa legge proposta da Renzi) e’ stata aperta la possibilità di avere un ‘posto al sole'(un posto fisso nella PA) anche a chi precario nella scuola non lo era mai stato, cioè non solo non aveva fatto minimo 36 mesi di supplenza ma addirittura a scuola come insegnante non vi era mai entrato; non ricordava neanche più di essere in Gae e svolgeva da decenni altri lavori (vigili urbani, impiegati di banca, avvocati etcc).
3) L’articolo fondamentale relativo alle assunzioni nella scuola (il 399 dell’altrettanto fondamentale Testo Unico) prevede da più di 20 anni l’obbligo di permanenza nella sede ove si viene assunti per almeno 3 anni (obbligo semplicemente ribadito dalla 107/15, già arcinoto per chi bazzicasse nella scuola. Detto ciò, è altrettanto arcinoto che al sud ci siano più docenti che alunni e che, pertanto, le cattedre libere da assegnare per almeno tre anni a chi proponeva volontaria domanda erano tutte da Roma in su… Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Per questa ragione una fetta di docenti precari, soprattutto i veri precari storici, con decine di anni di supplenze, in molti casi con seri problemi di salute i familiare che ne impedivano il sicuro trasloco, hanno rifiutato il gioco del ruolo subito ma fuori sede e non hanno inoltrato la domanda di assunzione.
Se la legge fosse stata rispettata costoro non sarebbero stati stabilizzati subito come chi aveva fatto domanda ma, restando precari per ancora da due anni in su, sarebbero sopravvissuti con le supplenze sui così detti posti dell’organico di fatto che, stante il vincolo triennale di permanenza in altre sedi per i neoassunti, si sarebbero resi disponibili in questa fascia temporale. Ma….Siamo in Italia. Cosicché, coloro che avendo fatto domanda, non solo avevano ottenuto il ruolo (in moltissimi casi del tutto inatteso), ma avevano anche fatto ‘vincere’ la legge 107 (se tutti ci fossimo rifiutati di proporre domanda oggi non avremmo praticamente più la contestatissima legge 107), dopo si sono rivoltati contro lo stesso provvedimento che aveva offerto ai fortunati, su un piatto d’argento, il posto fisso: hanno iniziato a protestare perché il posto lo volevano, sì, ma sotto casa…Perché, magari, così potevano riuscire a portare avanti anche un secondo lavoro (ci sono dentro commercialisti, avvocati e altro).
«Ecco allora che il governo, in debito nei loro confronti, poiché avevano fatto decollare la fallimentare 107, concede subito una prima deroga con legge (emendamento Puglisi) al vincolo triennale e li fa restare a casa su quei posti che sarebbero spettati ai loro stessi colleghi (costretti a non fare domanda di assunzione per le ragioni dette) per lavorare con le supplenze e portare a casa lo stipendio. A questo scempio è seguito quello delli scorso anno scolastico in cui la deroga al vincolo è stata disposta con un contratto! Un CNNL che deroga ad una legge dello Stato.
Morale: chi ha preso il il ruolo con la 107 ha lasciato i propri alunni (ad es. a Milano) in mano a supplenti per andare a ricoprire, sotto casa propria, un posto che sarebbe spettato di diritto al suo collega che aveva scelto di restare precario in quella provincia (ad esempio, a Lecce), posto detto in assegnazione provvisoria, vale a dire che l’anno successivo non sarà probabilmente sulla stessa cattedra così alimentando il fenomeno della supplenti che la legge 107, se applicata, avrebbe debellato. Ma tant’è e’? Valgono più le urla dei furbi che il rispetto delle regole, l’amore per gli alunni e la solidarietà verso i propri colleghi. Attendo repliche che saranno smentite ipso facto con la forza della lealtà e del rispetto della regole che, come docenti, dovrebbe essere alla base della nostra vita prima che del nostro ruoli di educatori».
Leonardo Bianchi