F.Oli.
SOGLIANO CAVOUR (Lecce) – Il Tribunale del Riesame conferma la sospensione dal servizio di sei mesi per Piero Tramacere, l’appuntato scelto dei carabinieri in servizio presso la stazione di Cutrofiano coinvolto nell’inchiesta antimafia “Contatto”. I giudici (Presidente Silvio Piccinno, a latere Antonio Gatto, Anna Paola Capano) hanno comunque annullato due dei tre capi d’imputazione: l’accusa di rivelazione di segreti di atti d’ufficio e di falso ideologico (relativa al furto e al successivo ritrovamento dell’auto della sorella). Per il 51enne di Sogliano Cavour rimane in piedi il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel corso dell’udienza, a porte chiuse, gli avvocati difensori Massimo Manfreda e Francesco Vergine hanno depositato memorie difensive per recidere i presunti lacci che il militare avrebbe intessuto con esponenti della malavita.
Il fulcro della discussione si è focalizzato sull’intercettazione tra una ragazza e un indagato in cui si fa riferimento ad una pattuglia dei carabinieri “innocua” in cui, a detta degli investigatori, si trovava Tramacere. Una ricostruzione smontata dalla difesa che ha prodotto l’ordine di servizio evidenziando come il carabiniere, quel giorno, non era in servizio. Per avvalorare la credibilità di un militare ligio al proprio dovere e rispettoso della divisa della Benemerita, sono stati depositati una cinquantina di documenti (tra segnalazioni in Procura, fermi amministrativi di mezzi) che comproverebbero la costante attività di sequestro intrapresa da Tramacere negli anni contro i presunti sodali dell’organizzazione. Il Riesame ha così accolto (seppur parzialmente) l’appello degli avvocati del militare. In attesa del deposito delle motivazioni (previste per i prossimi 45 giorni) la difesa valuterà un eventuale ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento della misura interdittiva.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Maglie, la presunta divisa sporca avrebbe fornito un significativo contributo all’organizzazione mafiosa assumendosi l’impegno con il gotha del clan di presentare tutti i carabinieri “nuovi” trasferiti a Cutrofiano. Un biglietto da visita “strumentale”, scrive il gip nell’ordinanza, “ad assicurare la contiguità delle forze dell’ordine con l’associazione, ad evitare controlli su strada ed eventuali elevazioni di sanzioni, anche amministrative, omettendo lui stesso di procedere al sequestro di autovetture con le quali Antonio Vincenzo Cianci, Massimo Candido e altri circolavano in assenza della obbligatoria copertura assicurativa”.
Il carabiniere, tratteggiato come una divisa sporca, avrebbe informato il “gruppo di Sogliano”, di indagini in corso nei loro confronti. E dalle intercettazioni raccolte, avrebbe falsamente attestato ai carabinieri di Soleto di aver casualmente ritrovato l’auto di una stretta parente, provento di furto, laddove l’autovettura era stata “recuperata” grazie all’intervento di Vincenzo Antonio Cianci e Massimo Candido. Nell’inchiesta compaiono due altri pubblici ufficiali: Laura Gemma e Luigi Antonaci, agente di polizia penitenziaria e vigile urbano (rispettivamente sospesi per 6 e 3 mesi).
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Roberta Licci, ha consentito di svelare i nuovi assetti della criminalità in una decina di comuni del circondario di Maglie e i presunti rapporti tra l’ex assessore di Sogliano Cavour Luciano Magnolo con alcuni esponenti della cosca. Il politico si trova sempre ai domiciliari misura confermata dal Tribunale del Riesame nelle scorse settimane. Rapporti talmente stretti, secondo gli investigatori, da indurre nei giorni scorsi il Prefetto di Lecce Claudio Palomba a nominare una commissione per indagare sui presunti condizionamenti della criminalità organizzata nell’amministrazione comunale.