LECCE – Doveva essere un dibattito interessante: “L’onda lunga della rivoluzione d’ottobre”, che vedeva ospiti Massimo D’Alema e Filippo Miraglia. In pochi lo hanno potuto vedere. Chi meglio dei due protagonisti poteva parlare dell’influenza sull’Occidente di quella rivoluzione? Un gruppo di circa 15 presunti “No Tap”(alle ore 19, quando sono state scattate le foto, erano tanti) ha rovinato il dibattito, che comunque è andato avanti. Insulti per il giornalista che cercava di informarsi, insulti per tutti conditi dal solito complottismo che fa vedere pure gli amici come nemici. Una guerra interiore che ha agitato i cervelli di uno sparuto gruppo fino a strabordante all’esterno sotto forma di attacchi violenti anche a chi con il gasdotto Tap non c’entra nulla.
Massimo D’Alema poteva essere contestato ovunque, anche oggi è in giro a Lecce, ma gli alternativi “No Tap” hanno scelto l’Arci. Legittima la protesta, quando è civile, rivolta contro un leader nazionale che faceva parte di un Pd che sul gasdotto Tap ha premuto sull’acceleratore, senza ascoltare troppo i territori. Ma allora perché non contestare allo stesso modo Renzi, quando è venuto? Hanno sfilato ministri e premier di questo governo che il potere per bloccare Tap a San Foca ce l’hanno davvero. Perché una manifestazione dai contorni violenti proprio all’Arci e contro D’Alema che non ha mai fatto parte del governo che ha dato il via al gasdotto? Misteri di menti retoriche e poco pratiche. I provocatori hanno impedito a molti soci di entrare: la polizia non ha voluto prendersi responsabilità e ha chiuso dentro chi già c’era.
Ora i responsabili Arci hanno diffuso un comunicato colmo di amarezza: «Veramente doloroso per noi di ARCI aver subito un attacco così violento contro la nostra sede e contro un’iniziativa che vedeva la presenza di due ospiti importanti, Filippo Miraglia e Massimo D’Alema. Abbiamo cercato da subito il dialogo chiedendo a un rappresentante del gruppo, che all’esterno aveva contestato sin dal suo arrivo Massimo D’Alema, di entrare a leggere il comunicato che avevano preparato, nel rispetto del nostro ospite e delle persone convenute per ascoltare il dibattito. Ma le forze dell’ordine ci hanno impedito di farlo perché hanno affermato che non potevano garantire la salvaguardia delle persone, e non viceversa come la commissaria della mobile ha voluto dichiarare per acuire ancora di più la polemica in corso.
Molti compagni di ARCI convenuti dalla provincia si sono così trovati fuori senza possibilità di entrare e l’incapacità alla mediazione di chi teneva la piazza ha fatto il resto: spintoni, uova, distruzione dell’auto che accompagnava D’Alema. Abbiamo capito che si è cercato di dividere così ulteriormente l’opposizione alla TAP, creando in maniera provocatoria, uno scontro che non sarebbe mai dovuto nascere. Non sappiamo perché questo si sia verificato proprio in occasione del nostro evento che peraltro verteva sulla rivoluzione di ottobre e sulle ripercussioni che a livello nazionale negli anni aveva avuto anche in Italia, ma sappiamo che D’Alema è stato qui nel Salento decine di volte negli ultimi mesi e si è deciso di contestarlo solo ieri sera favorendo così chi vuole pensare al movimento No Tap come un luogo di divisione e di scontro».
La polizia spiega che interverrà per individuare i responsabili dei disordini: “I manifestanti – secondo le forze dell’ordine – erano una cinquantina;
L’intento sarebbe stato quello di impedire il regolare svolgimento del convegno, motivo per cui, il servizio di ordine pubblico, organizzato con gli agenti della Questura di Lecce, ha ritenuto opportuno innalzare il livello di sicurezza nei confronti della personalità ospitata e dei partecipanti all’incontro, impedendo l’ingresso solo e soltanto a coloro che, davano segni evidenti voler essere elementi di disturbo durante l’incontro-dibattito;
L’incontro all’interno si è svolto senza turbative, contrariamente a quanto sarebbe invece verosimilmente accaduto se la cinquantina di contestatori violenti avesse fatto ingresso nella sala.
Al riguardo, sono già in corso mirate indagini, con la visione dei filmati della polizia scientifica per l’individuazione di coloro che si sono resi responsabili di comportamenti illeciti”.
Garcin