In questi giorni l’amministrazione Salvemini è intervenuta sue tre temi di particolare rilievo non solo politico amministrativo, ma culturale e di coscienza,: a)diritto all’aborto che supererebbe anche il diritto all’obiezione di coscienza; b) sottoscrizione del progetto Ready; c) sottoscrizione della proposta di legge sul testamento biologico, cui sarà dedicato il prossimo intervento. Sull’obiezione di coscienza si è già avuto modo di affrontare la questione, descrivendone non solo le ripercussioni (Qui), ma anche i profili di illegittimità.
Queste fughe in avanti dell’attuale maggioranza, che dimostra di avere più a cuore battaglie ideologiche, rispetto all’amministrazione della città, non dovrebbero lasciare indifferenti neanche chi, provenendo da un determinato mondo culturale, sceglie poi di fare scelte politiche discutibili e trasversali e mi riferisco in particolare all’Udc e Andare Oltre. Evitare il confronto su questo tema vuol dire, non tanto scegliere un compromesso politico/strategico, ma scegliere la connivenza morale, cosa di molto più grave. Questa è una delle ragioni per cui non ritengo percorribili strade che vedono governi di marcata composizione trasversale, come è accaduto a livello nazionale, regionale e comunale nella nostra cara Lecce.
L’Amministrazione comunale ha sottoscritto il progetto Ready, che altro non è che lo strumento con il quale la teoria gender trova inserimento nelle scuole e nelle istituzioni. Ma cos’è la teoria gender e cosa prevede?
La teoria gender ha come obiettivo quello di far passare un messaggio molto semplice, del quale saranno cavie e vittime i nostri bambini, e perciò molto dannoso: ritenere che la distinzione sessuale biologica non sia determinante nelle scelte sessuali; inculcare cioè nei bambini, con le “buone”, e negli adulti con le “cattive” del ricatto “politicamente corretto” di matrice radical-chic, che loro, i nostri figli nascono neutri, né maschi né femmine, categorie che non devono più esistere, perché sarebbero queste differenze a generare discriminazione; in seguito dovranno scegliere loro se sono maschi, femmine, terzo sesso, un misto o niente… soggetti sessualmente non identificabili. Questi sono semi di squilibrio mentale che vengono ab experimentum gettati sulla terra fertile dei nostri bambini. Da un punto di vista clinico infatti, così come previsto dai criteri diagnostici del DSM-Iv Tr del 2001 e del 2013, si parla di disturbo e/o disforia di identità di genere. Avere un forte e persistente identificazione sessuale con il sesso opposto, tutto è tranne che normale quindi secondo la scienza medica. Oggi, invece, con la Teoria gender si vuole superare questo muro di “pregiudizio”, provvedendo alla inculturazione ideologizzata della società del domani. Anzi, secondo il DSM-Iv Tr del 2013, il disturbo dell’identità di genere può andare anche in regressione se curato, e per questo si parla appunto di disturbo o disforia. Ricordo che un signore di una certa età mi disse: se dico in giro che sono Napoleone mi prendono per matto, se dico di essere una donna lo accettano. Questa è la follia dell’ideologia!
Quindi si sta sostenendo che non esista un soggetto uomo ed un soggetto donna, un soggetto maschile e uno femminile, bensì un soggetto neutro. Secondo i tecnici da laboratorio culturale, quelli stessi che considerano la mamma un “concetto antropologico” per giustificare la possibilità di avere due papà, l’identità sessuale sarebbe suddivisa in quattro parti. La prima componente è l’identità biologica che si riferisce al sesso. La seconda è l’identità di genere che dipende dalla percezione che si ha di sé. Si badi bene, non sempre l’identità di genere coincide con la sessualità biologica. La terza è il ruolo di genere, imposto dalla società, e infine c’è l’orientamento sessuale, da cui dipende l’attrazione verso altre persone che possono essere dello stesso sesso o del sesso opposto.
Si comprenderà agevolmente che questo tipo di istruzione imposta ai bambini in tenera età, non solo è per loro dannosa perché ne sfalsa la crescita, e la condiziona terribilmente, ma perché compie una grave ingerenza nel metodo educativo familiare previsto sapientemente dalla Costituzione all’art. 30 e dall’art 147 del c.c. che così recita: “ i genitori devono tener conto nel processo educativo delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”. Il processo educativo deve avvenire dunque secondo inclinazioni naturali, non imposto come la sotto-cultura gender vorrebbe.
Questo processo di inculturazione nelle scuole, avviene anche attraverso una rivisitazione delle più note fiabe, in cui i protagonisti si scoprono omosessuali. La storia del Principe azzurro non finisce con il vissero felici e contenti, ma con il Principe che dichiara alla Principessa di essere omosessuale. Ecco, queste alterazioni, questi atti di profonda violenza, di certo non servono per combattere le violenze verbali e fisiche a cui spesso persone omosessuali vengono sottoposte. Mi pare anzi che violenza, generi violenza.
La teoria Gender, inoltre, promuove l’adozione omosessuale e la pratica dell’utero in affitto. Tutto questo nulla ha a che fare con la deprecabile discriminazione cui i nostri amici omosessuali possono essere vittime. Ma non si può pensare che per combattere la discriminazione sessuale, si debba creare una società omosessuale.
Invito pertanto il Sindaco Ngarbatu, quello che si è dichiarato il Sindaco di tutti a rivalutare, per le ragioni anzidette, la sottoscrizione del progetto Ready, soprattutto se il modus operandi dell’assessore Miglietta che l’ha rilanciato si limita a rappresentare ai cittadini solo una porzione di quello che realmente è la Rete Ready, finanziata tra l’altro con soldi pubblici.
Riccardo Rodelli