LECCE – Quelli della mia età, che hanno avuto modo di leggere il “Guerin Sportivo” con il grande Gianni Brera come direttore, non potranno non convenirne di come la partita di sabato scorso fosse la classica partita che avrebbe soddisfatto il palato del grande giornalista scrittore. Scriveva sempre di come la partita ideale fosse quella che finiva 0 a 0 e, poiché con i soli pareggi non si sarebbe mai vinto un campionato, concedeva a 2 a 0 il risultato ideale.
Dico che la partita di sabato, se fosse stato vivo, avrebbe avuto il suo alato commento confortato dal fatto che non vi è stato nessun giornale, nessun commentatore, nessun tecnico che non abbia esaltato le qualità del Lecce ed il tipo di partita che ha giocato. Del resto se ci poniamo alcune domande e daremo le risposte adeguate, dobbiamo convenirne che si è trattato di una partita anomala nel panorama calcistico di cui è difficile avere dei riscontri ulteriori.
Sotto con le domande allora: il Lecce sceso in campo era schierato bene? Assolutamente sì. I calciatori hanno rispettato distanze, equilibri, compiti loro assegnati? Assolutamente sì. L’impegno, la volontà, lo spirito di collaborazione c’è stato da parte di tutti? Assolutamente sì. La prestazione è stata considerata convincente? Assolutamente sì. Ed allora, come mai non si è riusciti ad ottenere un risultato diverso? Perché, diceva il sommo Brera, nel calcio vi è sempre la componente guidata dalla dea Eupalla che non dà spiegazioni al paradosso di essere pericolosi, brillanti, ispirati senza trovare la rete per la semplice ragione che ci si può trovare davanti ad un portiere “superman” che, comunque, fa parte della squadra avversaria. Certo Brera non stava a sottilizzare su qualche svarione arbitrale, su qualche leggera superficialità di qualche giocatore, (Di Piazza che sa di essere in fuori gioco e non lascia la palla a Pacilli, meglio posizionato ed in posizione regolare), considerava il tutto con la bellezza e l’imprevedibilità che il calcio normalmente riserva.
Lasciando in pace il grande Brera, non si può dire che non si sia soddisfatti per il calcio dimostrato, anche se si sperava in un risultato migliore. Dovendo dare una valutazione numerica, non credo che, portiere a parte, tutto l’Akragas meritasse un voto di insufficienza, come fatto dalla maggior parte della stampa. Posso capire che magari al tecnico possa venire imputata la “melina” del secondo tempo, ma abbiamo il dovere di ricordarci che questa squadra, molto modesta, giocava sul campo della prima della classe e con quello che stavano facendo i nostri cannonieri, cercando di giocare, avrebbe subito una goleada. Sono certo che di queste squadre tignose, cominceremo a trovarne parecchie sulla nostra strada.
Ad un mio amico che mi rappresentava di come l’Akragas avesse una delle peggiori difese, con ben 12 reti subite, seconda solo al Cosenza con 14, ho fatto rilevare un particolare non proprio da trascurare: l’Akragas, fuori casa, ha subito solo 4 reti, segno evidente che si tratta di un organico che ottiene i migliori risultati fuori casa perché sa compattarsi e ha un portiere che ci mette molto del suo.
Tirando le somme, è importante che la squadra cresca, che continui a crederci e non dimentichi che il Catania ha già usufruito del turno di riposo. Alla buonissima prestazione ho l’obbligo di ricordare di come Cosenza sia andato a pigliarsi la squalifica che gli preclude una presenza che, per il Lecce, sarebbe stata importantissima.
Sabato a Matera ci sarà un’importante verifica, perché sappiamo che si tratta di un campo molto difficile e non certo a noi favorevole. Ma questo è il Lecce, amici!
Mario La Mazza