LECCE/ROMA – Il coraggio di inquadrare la realtà anche quando è brutta, scattare la foto giusta al momento giusto e denunciare a viso aperto le nefandezze di una società corrotta e raccontare ciò che accade senza filtri, ma sempre con professionalità e con la consapevolezza del confine sottile tra dovere cronaca e sciacallaggio: sono queste alcune delle caratteristiche di un vero fotoreporter, lavoro che è soprattutto passione e che Toti Bello racchiude in sé, tanto da meritare di arrivare in finale alla III edizione del prestigioso “Premio letterario giornalistico fotografico Piersanti Mattarella”, dedicato al fratello del Presidente della Repubblica assassinato da Cosa Nostra.
I punti cardine del concorso sono l’impegno civile, la lotta alla criminalità, la promozione sociale, la filantropia, la cultura dell’impegno, la solidarietà, la tolleranza, il multiculturalismo, l’educazione civica e l’immigrazione, tutte tematiche che Toti Bello in oltre vent’anni di carriera come fotografo freelance durante i quali ha lavorato per testare giornalistiche locali e nazionali, ha imparato a conoscere bene.
Per il “Premio letterario giornalistico fotografico Piersanti Mattarella”, il fotografo ha proposto il reportage “Braccia, uno sguardo sull’agricoltura migrante”: una raccolta di scatti che documentano la condizione in cui vivono i braccianti stagionali impiegati nella raccolta delle olive a Campobelllo di Mazara (Trapani) accendendo i riflettori sulle durissime condizioni in cui si trovano uomini oppressi dal capolarato che li sfrutta al pari di schivi per lavorare nei terreni della zona controllata dal boss mafioso Messina Denaro.
Claudia Forcignanò