di Gaetano Gorgoni
LECCE – In circa 250 “No-Tap” si sono dati appuntamento nella villa comunale, dove si è tenuta un’assemblea, e poi sono passati all’azione intorno alle 18: un lungo corteo che è riuscito a seminare (anche se per poco) la polizia, che con i mezzi blindati non era in grado di correre velocemente tra la gente. I manifestanti, infatti, hanno attuato una strategia che ha messo in crisi le forze dell’ordine: hanno marciato velocemente su e giù da Piazza Mazzini fino in Piazza Sant’Oronzo per diverse volte. Si tratta di una manifestazione spontanea che ha il fine di sensibilizzare i leccesi, anche se qualche automobilista non ha gradito. Il giorno prima, a Melendugno, stesso copione: manifestazione non autorizzata e traffico bloccato. Ma a Lecce l’impresa è stata più eclatante, visti i fiumi di gente che ogni domenica si riversano in centro. Il traffico è stato bloccato più volte: in alcune occasioni è andato letteralmente in tilt. “Il nostro obiettivo e di far capire ai leccesi il rischio che stanno correndo: vogliamo sensibilizzarli – spiega Gianluca Maggiore del Comitato No Tap – Vogliamo portare la protesta ovunque.
Del resto Lecce è interessata: per 22 chilometri sarà attraversata dal gasdotto. Speriamo che non accada anche qui quello che è avvenuto a lido San Basilio, dove un decreto prefettizio ha bloccato la libertà e militarizzato la zona”. Per il cantiere di Tap e per garantire la sicurezza di tutti gli operatori sono stati impiegati circa 600 poliziotti: una spesa che si è resa necessaria a causa della forte protesta dei territori. Eppure, dal punto di vista giudiziario c’è poco da fare: tutti i ricorsi amministrativi sono stati persi. L’iter autorizzatorio si è concluso e il governo non tornerà mai sui suoi passi: a Roma, dove ritengono l’opera strategica sul piano internazionale, vogliono solo accelerare.
Quindi, c’è da chiedersi chi sono i politici locali responsabili di questo risultato, oltre al governo centrale che ha fortemente voluto l’approdo del gasdotto Tap a San Foca, visto che all’inizio si pensava di realizzarlo nel Brindisino. Sì, perché ci saranno stati sicuramente, in passato, degli esponenti politici e istituzionali del territorio pronti a dare la disponibilità per l’approdo a San Foca: statene certi.