di Gaetano Gorgoni
LECCE – La classe dirigente che ha intasato i posti di comando negli ultimi 20 anni ha alimentato il business della formazione, allungando i percorsi formativi e rendendo più pesanti le spese per chi vuole fare carriera nella scuola. Troppi aspiranti docenti restano appesi per anni e sborsano migliaia di euro in attesa di quel posto promesso. Un viaggio verso la Terra promessa infinito e costosissimo. Con la crisi delle professioni, poi, in troppi si sono ritrovati a puntare sull’insegnamento come ripiego. La scuola, l’università, gli esami integrativi, i tre anni previsti di formazione e, se non sei finito in rovina, alla fine, forse, arriva il posto anelato. Però sei già un po’ in là con gli anni: per quando tempo dovrai rimandare figli, famiglia, casa e macchina? La strada del concorso è l’unica salvezza: anche quello un bel business tra scuole di formazione, corsi, esami integrativi, libri a caro prezzo e tutto l’indotto che ci guadagna.
Ma non finisce qui. Dopo aver speso ancora una volta una marea di soldi tra viaggi, nuovi corsi post-universitari, magari un master e albergo per il concorso, se lo vinci, ti fanno aspettare almeno due o tre anni. Tutto previsto nello stesso concorso: attesa dopo attesa si arriva alla meta. Ci sono alcuni vincitori dello scorso concorso per l’insegnamento che attendono da due anni: molti sono salentini. Nel frattempo si sono trovati altri lavoretti part-time. Una lunga attesa che fa pensare a Godot, quello che non passa mai. Ma c’è la vittoria di un concorso di mezzo: è impossibile che ora non arrivi! Le graduatorie devono essere smaltita in tre anni: i vincitori di concorso devono essere chiamati per forza. Gli idonei, che non hanno fatto un concorso e che si sono creati delle aspettative, invece, potrebbero restare delusi. La legge 107, denominata (senza ironia) “La buona scuola”, riforma i precedenti sistemi di abilitazione: durante il tirocinio di tre anni, a cui si accede dopo aver vinto il concorso, sarà prevista una retribuzione, seppur minima, di circa 400 euro.
I sindacati si stanno battendo per poter permettere a chi si forma dopo aver vinto un concorso di poter contemporaneamente lavorare. Un altro problema è quello dell’acquisizione dei 24 CFU prima di accedere al concorso: in altre parole bisogna fare diversi esami pedagogici, ma i tempi sono strettissimi, perché il nuovo concorso potrebbe esserci a breve.
IL NUOVO PERCORSO DI ABILITAZIONE E ACCESSO ALL’INSEGNAMENTO: IL FIT (FORMAZIONE INIZIALE E TIROCINIO)
Il nuovo percorso per l’abilitazione e l’accesso all’insegnamento è accessibile solo dopo aver superato un concorso a cadenza biennale che sarà avviato con regolare bando a febbraio del 2018 (anche se si parla di un possibile slittamento a maggio). Il concorso sarà su base regionale (ogni candidato potrà fare una domanda solo in una regione) e sarà a numero chiuso, indetto sulla base dei posti disponibili. Ma per partecipare al concorso, anche quello per gli insegnanti di sostegno, devono sussistere contemporaneamente tre requisiti: Laurea o diploma di II livello dell’alta formazione; aver acquisito i crediti previsti dalla classe di concorso (con una serie di codici, in maniera poco chiara, vengono indicati gli esami integrativi da fare complicando la vita non poco agli aspiranti docenti e anche ai sindacati); essere in possesso di almeno 24 CFU (tutta una serie di esami nel campo pedagogico).
Una volta superati tutti gli esami, con notevole esborso di denaro, bisogna spendere altri soldi per preparazione al concorso (libri, corsi facoltativi, tempo per studiare sottratto al lavoro) e concorso. Si deve mettere in conto che le famiglie saranno state già messe a dura prova dal mantenimento dei figli all’università e dovranno trovare i soldi per gli esami integrativi, che hanno un costo che va dai 250 ai 350 euro. I CFU, invece, costano 500 euro per chi è già laureato (sono gratis per chi si sta laureando): è il tetto massimo che ha stabilito il decreto ministeriale del 10 agosto 2017. Le università on-line chiedono molti più soldi e pare che possano concedere solo dodici crediti, mentre per gli altri 12 ci sarà bisogno delle “lezioni in presenza”. Come si sviluppa il concorso: una prima prova verterà su una disciplina specifica scelta dall’interessato e inerente alla classe di concorso; la seconda prova riguarderà le discipline antropo-psico-pedagogiche e le metodologie tecnologiche didattiche; la prova orale verterà sulle conoscenze e competenze del candidato, includendo anche la conoscenza di una lingua straniera al livello B2 e le abilità informatiche di base.
Per i candidati che concorrono su contingenti posti di sostegno è prevista una prova scritta aggiuntiva a carattere nazionale con l’obiettivo di valutare il grado di conoscenza nella pedagogia speciale e nella didattica per l’inclusione. Una volta superato il concorso non sei ancora arrivato: sono necessari 60 CFU più 15 CFU. Tradotto: ancora esami e lezioni infinite. Per fortuna, ora che hai vinto, ti danno una ‘mancetta’ di 400 euro per sostenere i costi formativi. Ma al terzo anno c’è un incarico di supplenza annuale. Finito il terzo anno ci sarà una nuova valutazione di una commissione mista non ancora ben specificata. Dopo, se gli strozzini non si saranno presi la tua casa e non navigherai nei debiti, potresti vivere felice con un posto di lavoro bello ed entusiasmante, raggiunto dopo anni di sofferenze e ingiustizie che lo Stato ti costringe a subire.