di Gaetano Gorgoni
LECCE – Uninominale e listini bloccati: comandano le segreterie, che piazzeranno chi fa più comodo. È attesa una prepotente calata dei big. Chi pensava di poter correre solo perché ha più voti si sbagliava. Prima di scendere in campo con i voti, bisogna superare la prova della fedeltà al leader maximo. Non saranno solo i voti del singolo a contare, dunque, perché se la segreteria non ti permette di scendere in campo i tuoi sostenitori dovrai indirizzarli verso altri lidi. Un piccolo esempio si può già fare con Forza Italia: ci sono tre donne della provincia di Lecce in corsa, ma potrebbero vedersi scippati i posti nei collegi uninominali e nei listini da Barbara Matera, Elvira Savino e Licia Ronzulli. Insomma, una calata delle big già annunciata. Paola Mita, vicepresidente della Provincia, ha una forte squadra neretina che spinge per una candidatura in quel collegio: la calata delle big potrebbe sparigliare le carte e costringerla a lottare solo per il listino. Situazione difficilissima anche per De Benedetto e D’Antini Solero.
Non ci sono posti: è a rischio perfino il protetto da Brunetta, Rocco Palese, perché alla fine Berlusconi potrebbe scegliere i fedelissimi rispetto a chi è rientrato dopo una serie di tradimenti. Ma qui siamo sempre nel campo delle ipotesi. Sarà, comunque, solo lui a decidere, all’ultimo istante: Silvio Berlusconi. Tra le candidature che dovrebbero essere sicure nel leccese, ci sono quelle del fedelissimo Paolo Pagliaro e di Giancarlo Mazzotta. Dove e in quali collegi è un rebus, anche perché i collegi non sono stati ancora definiti: si sa pochissimo. C’è la sfida uninominale (uno contro uno: va in Parlamento chi prende più voti) che in provincia di Lecce si gioca su tre collegi alla Camera e due al Senato (uno dei due collegi senatoriali dovrebbe incrociarsi con Brindisi). Potete immaginare tutti il livello di scontro fratricida che si sta realizzando per ottenere la candidatura. Molti saranno “trombati” all’ultimo istante. Chi non viene candidato nell’uninominale può sperare nel piccolo listino bloccato proporzionale, dove vince chi viene messo nelle prime due posizioni. Ma anche nei listini, a seconda dell’ampiezza del territorio, non potranno esserci più di due o quattro nomi.
Il Rosatellum è una legge per pochi big, che agevola le alleanze, penalizzando pesantemente chi alleanze non ne fa: cioè il Movimento 5 Stelle, pur essendo il partito più votato in alcuni sondaggi. “È un pazzo chi non cerca alleanze forti – spiega Fritz Massa – La legge incentiva le alleanze e per il Pd non è esclusa quella con Mdp oppure con la lista civica di Pisapia”. Insomma, si rischiano le ammucchiate anche con chi il giorno prima si sarebbe accoltellato. Se Renzi e D’Alema sono ormai agli antipodi, così come Berlusconi e Fitto, con questa legge potremo vederli di nuovo insieme nella stessa battaglia: da qui alla primavera tutto è possibile. Anche se i dalemiani promettono di tenere alla larga il renzismo. Attualmente lo scenario è inquietante: vengono garantiti soprattutto gli uscenti fedeli, con qualche piccolo nuovo innesto.
Situazione difficilissima anche a sinistra, dove oltre ai big uscenti bisognerà trovare un posto per l’ex Vendoliano Dario Stefano e ci si potrebbe trovare nei collegi leccesi nomi di big calati dall’alto come quello della Finocchiaro (che potrebbe eternarsi in Parlamento). Nel centrodestra, a causa dei troppi alleati, ci si chiede in quanti resteranno fuori: ognuno ha il suo big da candidare. Il bello è che ci si può candidare in più collegi. Fitto e Perrone, poi l’Udc, ma anche i salviniani con Caroppo e Fratelli d’Italia con Congedo, quanto dovranno combattere per piazzare i loro uomini nei collegi leccesi? In molti perderanno la battaglia. Dall’alto del loro potere le segreterie svetteranno e, ancora una volta, gli elettori conteranno di meno. Tra l’altro, il giorno dopo le elezioni, nessuno potrebbe avere la maggioranza: allora scatteranno gli inciuci e i programmi promessi saranno solo l’ennesima bufala di un gruppo di politici sempre meno credibili.