di F.Oli.
TREPUZZI (Lecce) – “La notizia di reato è infondata”. La Procura di Lecce motiva così la richiesta di archiviazione per il caso sui presunti rifiuti tombati all’interno della ditta “Omfesa” di Trepuzzi, specializzata per decenni nella manutenzione delle carrozze ferroviarie Dopo l’apertura di un fascicolo d’indagine con l’accusa di attività di gestione di rifiuti non autorizzata gli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone non hanno consentito di riscontare alcuna anomalia. In particolare gli esami eseguiti dall’Arpa e dai carabinieri del Noe di Lecce sui tre pozzi artesiani a ridosso dell’azienda per rilevare eventuali sostanze inquinanti nella falda acquifera “non hanno evidenziato livelli superiori ai limiti consentiti”. Da qui la decisione di non disporre scavi e perforazioni del sottosuolo del recinto della ditta in cui sarebbero stati sepolti i rifiuti. Un impegno gravoso che avrebbe comportato un dispendio in termini economici eccessivo, tra consulenze, accertamenti, sopralluoghi, che la Procura ha inteso non sobbarcarsi. E, qualora fossero stati ritrovati i rifiuti (ipotesi da scartare), il reato sarebbe stato comunque prescritto. Ora l’ultima parola arriverà da un gip che dovrà accogliere la richiesta di archiviazione.
L’indagine era stata avviata nella primavera scorsa con un esposto depositato in Procura direttamente dal sindaco Giuseppe Taurino (seguito nella vicenda dall’avvocato Cosimo Rampino) dopo aver raccolto diverse dichiarazioni da alcuni ex dipendenti della ditta in paese. I lavoratori avrebbero raccontato di aver sepolto negli anni rifiuti all’interno dell’azienda ormai fallita da tempo. E il sindaco decise così di interpellare la magistratura per chiedere di avviare i dovuti accertamenti su una tematica sempre molto delicata e sentita dalle popolazioni locali. Il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone aveva così aperto un fascicolo d’indagine ipotizzando l’accusa di attività di gestione di rifiuti non autorizzata ma gli accertamenti non sono mai decollati.
Sulla vicenda, non appena la notizia venne diffusa sugli organi di stampa, intervenne anche l’ex presidente dell’azienda Ennio De Leo che ha sempre bollato le accuse “come un chiacchiericcio di paese e una vendetta nei suoi confronti da parte di un manipolo di lavoratori”. Per anni, la società metalmeccanica, specializzata ha rappresentato un modello di economia da esportare per poi sprofondare in una crisi che ha portato alla chiusura e al licenziamento di decine e decine di lavoratori. Attualmente la ditta è impegnata nello smantellamento della struttura dopo il fallimento.