di Leonardo Bianchi
SURBO – Oggi tocca a Marisa Miccoli annunciare le sue dimissioni, mentre la commissione prefettizia è al lavoro per valutare la possibilità di uno scioglimento del Comune: sarebbe un fatto gravissimo per il Salento, che rischia di salire a tre commissariamenti per mafia, visto che anche a Sogliano è stata attivata la verifica prefettizia. “Non posso rimanere indifferente difronte a quello che sta accadendo a Surbo e in accordo con il Capogruppo Giuseppe Maroccia, avendo valutato insieme e con attenzione la situazione, siamo arrivati all’unica legittima conclusione che il mio compito politico istituzionale, ad oggi, sia finito: non posso dare più nessun contributo a questa assise comunale. Rassegno in data odierna le mie dimissioni con effetto immediato. Mi auguro che presto Surbo possa ritrovare la meritata serenità!”.
A distanza di 26 anni la storia rischia di ripetersi, con una nuova onta per lo scioglimento di un Consiglio regolarmente eletto. L’ombra di presunti rapporti tra politica e clan aleggia sul Comune di Surbo. Così come prevede la prassi, l’insediamento è stato notificato al sindaco Fabio Vincenti che si dice comunque fiducioso e sereno per gli approfondimenti disposti dalla Prefettura. Si tratta del primo step della procedura amministrativa finalizzata a valutare la consistenza di elementi per valutare un eventuale scioglimento. Un primo filone è in dirittura d’arrivo. Tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, minaccia, frode nelle pubbliche forniture, falso e finanziamento illecito sono le accuse contestate a nove indagati.
Si tratta degli imprenditori Oronzo e Vincenzo Trio, rispettivamente amministratore di fatto e procuratore speciale della Trio Costruzioni, di Surbo; Giovanni Frassanito, di Veglie, dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale di Surbo; Franco Mele, di Surbo, titolare di una ditta subappaltatrice; Oronzo Fasano, di Surbo e Giuseppe Conte, di Surbo, titolari delle ditte che hanno eseguito i lavori oltre a Franco Vincenti, attuale assessore ai Lavori pubblici; Alessandro Monaco, di Lecce, direttore tecnico della Trio Costruzioni e Antonio Pellegrino, ritenuto il boss di Squinzano. L’aggravante mafiosa nasce dai rapporti, ritenuti troppo stretti, fra Oronzo Trio e Pellegrino. Naturalmente, si tratta di accuse tutte da dimostrare in giudizio: nel frattempo Surbo trema.