LECCE – Il Comune è pronto a creare il suo DUC: la delibera in giunta è passata 20 giorni fa, come ci ricorda al telefono l’assessore al ramo, Paolo Foresio. Ora la palla passa alla Regione Puglia che dovrà finanziare il Distretto. Una volta data la disponibilità arriveranno le risorse. Secondo alcune indiscrezioni, Carlo Salvemini ha intenzione di creare un grande distretto che includa le periferie, ma soprattutto le marine. L’idea è quella di includere la costa leccese: si tratta di tanti chilometri, spesso dimenticati dalle amministrazioni che si sono succedute. Il primo cittadino non è intenzionato a raccogliere il suggerimento dello studio preliminare, da quello che trapela. Il documento partorito dai Cat, in realtà offriva tre soluzioni: puntare sul centro storico e Piazza Mazzini insieme; puntare su San Pio e sul centro storico (“progetto urbano-universitario”), oppure costituire un distretto tra Piazza Mazzini e zona Stadio. L’ultima soluzione era quella suggerita dalle associazioni, anche perché in quella fascia insistono varie tipologie di esercizi commerciali, da quelli di vicinato ai supermercati: la proposta piaceva anche a Paolo Perrone.
L’oneroso studio col suggerimento annesso è costato 100 mila euro a noi contribuenti. I soldi partono dalla Camera di Commercio, finiscono al Comune di Lecce che senza bando, previo accordo con Confcommercio e Confesercenti, li passa ai Centri Assistenza Tecnica delle suddette associazioni. Il regolamento regionale chiede un coinvolgimento delle associazioni di categoria nel progetto, senza scendere nei particolari di eventuali studi. Identica operazione a Galatina, per 43 mila euro. A Lecce, di recente, è stato fatto un secondo studio, che Paolo Foresio definisce “aggiornamento del primo”. Per questo nuovo documento vanno via altri 40 mila euro, questa volta con bando, secondo le informazioni che riceviamo dal Comune. Oggi sappiamo che Salvemini non vuole seguire le ipotesi degli studi, ma la sua idea di città. La perimetrazione del Duc non si farà subito. Ci vorrà un altro piano, rispetto a quello che aveva la vecchia amministrazione.
Il sindaco vuole coinvolgere tutte le periferie e non è convinto di dover far rientrare Piazza Mazzini, che nel primo studio viene definita a rischio desertificazione: questa zona non deve per forza rientrare nel Duc. Diversa è la situazione nelle periferie leccesi, alcune della quali assomigliano a quartieri dormitorio, dove l’idea delle zone franche non ha risolto i loro problemi, soprattutto nel campo del commercio. Quindi, Duc tra le marine, dove ultimamente si sta investendo, e alcune periferie come quella che chiamiamo 167. Vi abbiamo spiegato nei servizi precedenti cosa è successo a Maglie e Nardò: sono stati incassati 55 mila euro a testa per costruire una rete con una cabina di regia e per dare ulteriori servizi al commercio. Non sono molti per due realtà di questo tipo, ma si faranno dei passi avanti nei servizi, come il wi-fi gratuito nei musei o il servizio di bike – sharing gestito dai commercianti nella città di Aldo Moro.
La differenza è che in questi casi non c’è stato un costosissimo studio preliminare, a quanto abbiamo appreso dal primo cittadino Ernesto Toma. Gli altri sindaci hanno usato i dati che avevano i propri uffici e la Camera di Commercio, dopo hanno coinvolto le associazioni dei commercianti per redigere il progetto finale, come prevede la legge della Regione Puglia. Le domande dei “profani” sono sempre le stesse: quei soldi si potevano risparmiare, visto che gli uffici comunali e la Camera di Commercio sono abbastanza forniti di dati? A cosa è servito il primo studio, se dopo due anni il conto degli esercizi in attività cambia? Il commercio, soprattutto nel centro, lo si aiuta con i parcheggi e in periferia stimolando gli investimenti e creando servizi: quali soluzioni vere ha suggerito lo studio da 100mila euro, che sembra limitarsi a una fotografia della situazione?
Garcin