di Pasquale Ruggiero
LECCE – Adriana Poli Bortone esce allo scoperto con una lettera indirizzata a tutti i cittadini, all’indomani della richiesta di condanna a sei anni invocata dal pubblico ministero Maria Vallefuoco. Per la procura l’ex sindaca ha avuto delle “responsabilità nella truffa dei palazzi di Via Brenta”, insieme al consigliere giuridico Massimo Buonerba e all’ex dirigente comunale Giuseppe Naccarelli. Nei guai è finito anche il legale rappresentante della Socoge, Pietro Guagnano, e il funzionario Selmabipiemme Vincenzo Gallo. Il funzionario del Comune non avrebbe mai potuto agire senza dar conto ai vertici dell’amministrazione, secondo l’accusa. L’amministrazione Poli decise di dare il via a un leasing da 2 milioni e mezzo di euro l’anno, per 20 anni, con l’obiettivo di acquistare due palazzi: un valore superiore a quello che effettivamente avevano, considerando il fatto che non erano in regola con le normative urbanistiche ed edilizie. I palazzi hanno un valore di realizzazione di 2,9 milioni, ma vengono stimati 13 milioni. A questo bisogna aggiungere che per il tribunale civile, oggi ospitato in quei palazzi, era già previsto che il Ministero pagasse l’affitto. Quindi, non era poi così necessario un acquisto.
Ma Adriana Poli Bortone non ci sta a passare per una che ha sfruttato la sua posizione per i suoi affari e si rivolge direttamente ai cittadini per difendere il suo onore: “Cari cittadini,
apprendo la notizia della richiesta di sei anni da parte del pm per la storia di via Brenta e il mio pensiero va subito alla mia famiglia e a tutti voi.
Mi domando cosa penserete voi di me.
So che ancora quando cammino per strada molti di voi mi abbracciano e mi ricordano con affetto.
Ecco è a questo che voglio pensare in questo momento. Sono certa di aver lavorato con coscienza e senza risparmiarmi mai per 9 anni. Credo di aver consegnato ai miei successori una città migliore di quella che avevo ereditato. So che se qualcuno ho arricchito, è stata la mia città e sicuramente nessun affare ho concluso nel mio interesse. MAI. In nessun tempo e in nessuna circostanza.
Confido nella magistratura e so che, anche se la verità processuale, a volte può essere molto diversa dalla verità effettiva, MAI nessuno potrà dimostrare che io mi sia arricchita di un solo euro. Nei nove anni di amministrazione da me guidata, mi sono fatta amici e nemici, ma l’unica cosa che oggi conta è che mi senta a posto con la mia COSCIENZA, nei confronti di voi cittadini, della mia città e della mia famiglia”.
Le accuse sono di abuso d’ufficio e peculato: il 2 febbraio arriverà la sentenza.