Dal punto di vista esclusivamente statistico il Lecce ha conquistato un punto esterno che mantiene inalterata la sua media inglese, decisamente positiva a +5. Meno male, però, che anche le sue più pericolose inseguitrici, per non essere da meno, hanno ritenuto di poter fare anche loro un punto talchè le distanze sono rimaste immutate ed è tutto come prima del riposo.
La partita di Pagani, però, mi ha posto qualche interrogativo di troppo che mi auguro venga chiarito al più presto. Comincio col chiedermi se il Lecce c’è o ci fa perché è quantomeno strano giocare con Andria, Fondi, Paganese, squadre staccate in classifica da circa una ventina di punti, e fare figure non consone al rango che si attribuisce alla squadra. Se è vero che sul campo qualche volta il divario non viene notato, è perché il fatto non si verifica con regolarità ma piuttosto raramente, quindi posso ammettere una partita ma non certo tre o quattro di fila. Per cercare di capirne di più mi affido alle dichiarazioni degli aventi causa e comincio da Perucchini: “Le mie parate? No, io peno solo ai due punti persi. Potevamo e dovevamo dare sicuramente qualcosa in più”. Armellino, autore della rete del pareggio: “La nostra prestazione è stata anche caratterizzata da un po’ di superficialità”. Il carico lo mette Liverani affermando: “La gara più brutta con me in panchina, ma è colpa mia (questa affermazione gli fa onore!). Evidentemente avrò sbagliato qualcosa nel preparare questa sfida. Ma qui tutti devono dare il massimo”. Per concludere Sticchi Damiani: “Mi sarei aspettato di più. Ho visto molte distrazioni nel corso della gara…..dobbiamo cercare di fare più punti possibile perché le altre concorrenti vanno veloci (non si è ricordato di Trapani e, forse, non conosceva il risultato di Catania-Matera).
Mi son fatto dovere sottolineare alcuni termini perché sono ricorrenti ed alla lunga potrebbero rivelarsi molto pericolosi e mi riferisco alla superficialità ed alla sollecitazione, da parte del tecnico, che tutti devono dare il massimo. Se tanto mi dà tanto deduco che è ritornata predominante la mancanza di umiltà, la concentrazione in partita e la presunzione di essere i migliori. Ribadisco che non è così: il Lecce è la squadra con il miglior organico, ben assortito, in grado di vincere il campionato, ma i singoli giocatori non sono dei fuoriclasse, ovviamente riferendomi alla categoria, ma dei buoni artigiani del pallone che non devono dimenticare che la categoria nella quale si trovano, per qualcuno di loro potrebbe anche essere un lusso. Come attenuante per loro, mi sembra doveroso anche ricordare che, nelle tre partite da me citate, hanno sempre ottenuto il parziale risultato sempre in rimonta, segno che quando si tirano fuori gli artigli si può veramente far male.
Qualcuno mi ha detto che le prestazioni sono state condizionate dalle condizioni del terreno di gioco. A tal proposito mi corre l’obbligo di ribadire che nessuno dei nostri ha mai giocato all’Allianz Arena o al Bernabeu, quindi non c’è il senso del declassamento. Se qualche lettore pensa che sia piuttosto duro con la squadra, devo ricordargli che Liverani in persona ha affermato: “Forse sono stati i troppi elogi che hanno stordito la squadra”. Allora, niente elogi ma sollecitazioni a tornare arrembanti e determinati ma, soprattutto, molto uniti perché qualche sortita del tecnico mi è sembrata più studiata che occasionale.
Mario La Mazza