di F.Oli.
TREPUZZI (Lecce) – Quattro anni di reclusione oltre all’interdizione dai pubblici uffici. E’ questa la dura condanna invocata dal pubblico ministero Roberta Licci nel processo a carico di Rosa Caterina Perrone, la maestra di 54 anni residente a Trepuzzi, accusata di maltrattamenti nei confronti di fanciulli, reato aggravato dalla qualità di incaricato di pubblico servizio e di violenza privata. La sentenza del giudice monocratico Maddalena Torelli è fissata per il 6 febbraio. I fatti risalgono all’anno 2010-2011. Secondo l’accusa, la Perrone, all’interno di una scuola materna di Giorgilorio (frazione di Surbo), oltre ad utilizzare un linguaggio contraddistinto da parolacce ed urla in dialetto, in un’occasione avrebbe colpito un bambino straniero con uno schiaffo. In un’altra circostanza, avrebbe ferito un bambino ad una mano con la punta di una matita tanto da provocargli un buco e la fuoriuscita di sangue.
La Perrone avrebbe anche impedito al ragazzino di andare in bagno sino ad un suo ordine. In un’altra circostanza, sempre nella stessa scuola, la “cattiva maestra” avrebbe costretto un bimbo non identificato a rimanere chiuso in bagno perchè non aveva trattenuto i propri bisogni. Tra le vittime anche una bambina che avrebbe riportato un livido per non aver finito un disegno. Gli episodi di presunti maltrattamenti sarebbero proseguiti anche durante l’anno scolastico 2012-2013. Offese ripetute a bambini di 3-4 anni e autentiche umiliazioni. Come accaduto ad una bambina ferita con un raccoglitore per anelli e a un piccolo costretto a raccogliere una polpetta da terra e mangiarla dopo essere stato picchiato davanti agli altri ragazzini. Da qui la seconda accusa: violenza privata.
Nel corso della lunga istruttoria sono state sentite la preside di una scuola di bari dove la maestra era stata già segnalata per un indole ritenuta violenta; una psicologa e alcune mamme. I genitori di tre ragazzi si sono costituiti parte civile con gli avvocati Ester Nemola, Giuseppe Lefons e Salvatore Arnesano. L’imputata, invece, è difesa dagli avvocati Antonio Savoia e Marco Pezzuto.