di C.T.
SALENTO – Le richieste di risarcimento dei danni causati dal gasolio “difettoso” pervenute allo “Sportello dei Diritti” sono già oltre 500 e, con ogni probabilità, sono destinate ad aumentare. A farne le spese non sono stati soltanto gli automobilisti leccesi, tarantini e brindisini: il “fenomeno”, infatti, si è spinto sino a Bari ed ha varcato i confini regionali, passando per la Basilicata, la Campania ed arrivando persino in Lombardia.
Chi è stato più “fortunato” se l’è cavata con una spesa minima di 127 euro, necessari per effettuare il cambio dei filtri al motore; chi lo è stato meno, invece, si è trovato davanti ad un conto a tre zeri: da un minimo di 2mila euro ad un massimo di 11mila euro, come nel caso di un automobilista che ha dovuto sostituire completamente il motore della sua Mazda. I danni sono ingenti, ingentissimi, ammontanti certamente a qualche milione di euro. Chi pagherà? È ancora presto per dirlo.
Danneggiati non soltanto automobilisti “locali”, ma anche tanti turisti. Molti vacanzieri, infatti, dopo avere trascorso le vacanze nel Salento e, comunque, in Puglia ed avere effettuato il pieno di carburante in vista del viaggio di ritorno, sono rimasti bloccati su strade ed autostrade per improvvisi guasti al motore. Costretti a trascorrere la notte in motel ed alberghi e, quindi, a sborsare fior di quattrini per recuperare col carro attrezzi le proprie vetture rimaste in panne. Segnalazioni di questo tipo, oltre che dal Salento, sono giunte anche da Bari, Alberobello, Monopoli, Ferrandina, Nova Siri, Napoli, Avellino, Modena, Novara, Bergamo e Milano.
Lo scandalo del diesel “dannoso” – lanciato alcuni giorni addietro dall’associazione presieduta da Giovanni D’Agata – risulta avere interessato non soltanto i distributori “economici” e quelli dei grandi centri commerciali. Segnalazioni di guasti ed avarie, infatti, sono giunte anche da chi ha effettuato rifornimenti alla Esso, alla Q8 e all’Eni.
Al momento risulta impossibile elaborare una mappa delle stazioni di rifornimento responsabili della distribuzione del gasolio “nocivo” per le auto, in particolar modo per quelle di grossa cilindrata e per quelle dotate di sistema di alimentazione “common rail”. Impossibile perché il fenomeno interesserebbe decine e decine di distributori, sparsi in tutta la Puglia.
Sebbene il “caso” sia esploso soltanto negli ultimi giorni, allorquando è stato presentato un esposto in Procura, già tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre qualche automobilista leccese ha dovuto fare i conti con improvvisi guasti al motore, dopo avere effettuato rifornimento. Il boom, tuttavia, si è registrato nel periodo tra Natale e Capodanno. Ne sanno qualcosa centinaia di automobilisti, alcuni titolari di ditte di autotrasporti (per le avarie ai mezzi pesanti), qualche mezzo pubblico e, sembra, persino un’ambulanza, che per fortuna in quel momento non trasportava alcun paziente.
In un primo momento si è pensato che il danno fosse stato causato da un problema di mixaggio verificatosi presso una raffineria di Taranto, che aveva poi fornito gasolio non idoneo alla carburazione ai vari distributori. L’Eni – distributore quasi esclusivo degli idrocarburi in Puglia, Calabria, Basilicata e Campania meridionale – tuttavia, si è affrettata a smentire, chiarendo che il “gasolio spedito dalla raffineria di Taranto rispettava tutti i requisiti di qualità previsti”, scagionando così la stessa raffineria ed ipotizzando che i problemi siano sorti quando il carburante è finito nelle mani dei piccoli distributori.
Se, come riferisce l’Eni, non sono stati riscontrati problemi alla fonte, che cosa è dunque realmente accaduto? Come è stato possibile che decine (probabilmente centinaia) di rifornitori abbiano alterato il gasolio? Se così fosse, e al momento nessuno può escluderlo sebbene appaia inverosimile, si tratterebbe di un boicottaggio di massa senza precedenti.
La Guardia di Finanza, intanto, in tutta la Puglia, in queste ore sta eseguendo – si spera non tardivamente, dal momento che le cisterne potrebbero essere ormai vuote o essere state riempite con altro carburante – una serie di verifiche e prelievi presso tutte le aree di rifornimento “incriminate”. Saranno eseguiti tutti gli accertamenti necessari, per stabilire chi sia effettivamente il responsabile. E, soprattutto, capire a chi presentare il conto.