LECCE – Poco più di duemila euro di risarcimento danni per un arancino indigesto, che costrinse marito e moglie al ricovero in ospedale, dove trascorsero circa una decina di giorni.
Per quella disavventura, che risale al lontano novembre 2006, nei giorni scorsi, è arrivata la condanna per la società che gestiva il supermarket: dovrà risarcire i coniugi.
La sentenza è stata emessa recentemente dal giudice onorario della prima sezione civile del Tribunale di Lecce, avvocato Giovanni Tommasi.
La coppia acquistò i due arancini dal reparto “panetteria” del market (passato nel frattempo ad altra gestione), ma poche ore dopo averli consumati iniziò ad accusare forti dolori gastrointestinali ed a manifestare i primi sintomi da contrazione di intossicazione alimentare: fitte addominali, febbre e vomito.
Il sospetto che quel malessere improvviso fosse legato proprio alla consumazione degli arancini fu confermato, quando i coniugi furono accompagnati presso il pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce: i medici diagnosticarono loro una “affezione da salmonellosi”, per poi disporne il ricovero nel reparto di “malattie infettive”. Qui, la coppia trascorse nove giorni (dal 29 novembre al 7 dicembre), salvo poi essere dimessa.
Nel corso del processo, il consulente tecnico d’ufficio, sulla scorta della documentazione sanitaria prodotta e degli esami effettuati, accertò il nesso causale tra la consumazione dei due arancini di riso e la sintomatologia manifestata dai coniugi leccesi, riconoscendo ad entrambi 20 giorni di inabilità temporanea totale nonché 30 giorni di inabilità temporanea parziale, escludendo residui di postumi permanenti invalidanti.
Alla luce della consulenza tecnica, dell’escussione dei testimoni e della contumacia della società che gestiva il supermarket, il giudice unico ha condannato quest’ultima al risarcimento dei danni, liquidando – in favore di ciascun coniuge – la somma di duemilacentodiciassette euro, ai quali andranno ad aggiungersi gli interessi legali e la rivalutazione monetaria, dal giorno dell’evento fino all’effettivo soddisfo. Marito e moglie erano assistiti dall’avvocato Francesco Schilardi.
C.T.