LECCE – Caricato online da un utente indiano, all’indomani dell’esortazione ad uccidere rivolta ai “lupi solitari” dello Stato Islamico.
L’attenzione degli investigatori, adesso, è tutta concentrata su quel file Excel che contiene l’elenco delle 4.681 persone – tra le quali anche un docente universitario leccese – da <<uccidere immediatamente e nella maniera più atroce>>.
Una lista di persone residenti in tutto il mondo, divulgata alcune settimane fa dal gruppo hacker pro-Isis denominato “United Cyber Caliphate” ai seguaci del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che coinvolge, oltre al capoluogo salentino, altre dodici città italiane.
Dopo l’annuncio del Prefetto di Lecce Claudio Palomba di voler convocare il “Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica” in merito alla notizia della blacklist pubblicata da Corriere Salentino (e da un altro quotidiano locale), nelle scorse ore gli inquirenti hanno voluto acquisire il file e saperne di più, per compilare un’informativa da inviare alla Procura di Roma. La “lista della morte”, infatti, coinvolge 29 italiani, residenti tra Lecce (1), Milano (11), Roma (6), Padova (2), Torino (1), Bologna (1), Benevento (1), Asti (1), Lucca (1), Sesto San Giovanni (1), Cassina de’ Pecchi (1), Frascati (1) e Berbenno di Valtellina (1).
L’appello lanciato dagli esperti informatici simpatizzanti del Califfato, divulgato attraverso il proprio canale Telegram (applicazione di messaggistica criptata), è perentorio ed agghiacciante: <<O lupi solitari dello Stato Islamico – si legge – si tratta di una lista della morte molto importante, uccideteli immediatamente…>>.
L’esortazione ad uccidere, riportata in lingua inglese ed araba, è accompagnata da una vignetta contenente altre minacce e raffigurante un combattente mascherato, con la bandiera nera dell’Isis sullo sfondo. Corredato, dulcis in fundo, dal file in formato Excel nominato “Wanted Kill.xls“: la lista nera.
Come sostenuto dalla “Vocativ“, agenzia americana di media e tecnologia, tuttavia, si tratterebbe di un elenco riciclato. Riusciti a carpire il “file della morte”, gli americani hanno verificato che si tratterebbe di un “clone”. Un elenco – secondo gli esperti statunitensi – presente nella Rete già dal 1999 e disponibile online, copiato interamente e fatto proprio dagli hackers simpatizzanti Isis, per invitare i seguaci del Califfato a colpire. Una lista contenente nomi, professioni, indirizzi di posta elettronica ed altri dati di persone residenti in ogni angolo della Terra.
Gli inquirenti, dunque, hanno deciso di vederci chiaro ed approfondire la vicenda che coinvolge anche il professore universitario leccese, pur procedendo con molta cautela.
L’interessamento alla vicenda della “lista della morte” – troppo delicata ed attuale per non essere presa in considerazione – comincia ad allargarsi a macchia d’olio.
L’acquisizione del file, stanato sul web in uno dei migliaia archivi virtuali, rappresenta il punto di partenza dell’indagine conoscitiva avviata dalle forze dell’ordine. Nei prossimi giorni, durante il vertice tra magistratura e forze dell’ordine, si valuterà il da farsi, anche alla luce dei riscontri investigativi che potranno emergere durante le verifiche. E che potrebbero pure far convergere tutta l’indagine in un unico fascicolo nazionale.
Il compito degli inquirenti, adesso, sarà quello di scoprire tutto ciò che c’è da sapere su quel file acquisito nella giornata di ieri, “riesumato” dopo oltre 15 anni di giacenza in chissà quale database online. E, nelle scorse settimane, come detto, pubblicato nuovamente sul web: ad oggi è stato scaricato da poco più di un centinaio di persone.
Claudio Tadicini