LECCE – Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta avviata dopo la rivelazione di Corriere Salentino, riguardo l’esistenza sul web di una “Kill list”, riciclata da alcuni hacker pro-Isis ed utilizzata per esortare i “lupi solitari” dello Stato Islamico ad uccidere in tutto il mondo, tra cui anche un docente leccese dell’Università del Salento.
Dopo il reparto antieversione e antiterrorismo della Compagnia di Lecce, nonché la Digos di Asti, che hanno voluto acquisire il famigerato file per accedere all’elenco degli obiettivi minacciati dall’Isis, anche altri Comandi provinciali d’Italia hanno contattato i colleghi leccesi, per saperne di più.
Quando tutti gli accertamenti saranno ultimati – fanno sapere dal Comando di Lecce – le informative dei carabinieri convergeranno in un unico fascicolo nazionale: l’indagine sarà centralizzata e se ne occuperà la Procura di Roma, per uno screening complessivo.
È evidente che l’indagine sulla “blacklist” (pubblicata in contemporanea anche su un quotidiano locale) non poteva restare ristretta in ambito locale. Oltre che la città di Lecce, dove il prefetto ha convocato un tavolo ad hoc tra magistrati e forze dell’ordine, infatti, sono coinvolte altre dodici città italiane, minacciate dalla ormai nota “lista della morte”.
La vicenda è ormai nota e riguarda la “Kill list” – contenente i nominativi ed altri dati di 4.681 persone di tutti i continenti – che il gruppo hacker pro-Isis dello “United Cyber Caliphate”, nella seconda metà di giugno, ha diffuso via Telegram ai “lupi solitari”, incitandoli ad <<uccidere immediatamente e nella maniera più violenta>>. Lista che, tuttavia, alcuni americani sostengono essere stata completamente copiata da un vecchio file. Proprio come quello rispuntato da alcune settimane in Rete (con all’interno l’elenco dei potenziali bersagli, delle loro professioni, delle città e dei luoghi in cui le esercitano, dei loro numeri di telefono ed indirizzi di posta elettronica), caricato online da un utente indiano all’indomani dell’esortazione alla violenza.
Oltre a quello del docente leccese, nell’elenco delle persone da eliminare diffusa agli estremisti del Califfato, figurano i nomi di altri 28 italiani sparsi tra le città di Roma, Milano, Padova, Torino, Bologna, Benevento, Asti, Lucca, Sesto San Giovanni (Milano), Cassina de’ Pecchi (Milano), Frascati (Roma) e Berbenno di Valtellina (Sondrio). Tredici città in tutto, compresa Lecce, accomunate dalla presenza di possibili, ma forse poco probabili – è ciò che stanno cercando di scoprire gli inquirenti – obiettivi dell’Isis.
Il docente salentino, interpellato a riguardo, si è detto stupido della presenza del suo nome in questa “lista della morte” – che comprende esperti del settore informatico, bancario e finanziario – non riuscendo a spiegarsi il perché gli estremisti possano avercela con lui.
Il motivo di quella minaccia di morte da parte degli hacker pro-Isis, qualora dovesse rivelarsi fondata, potrebbe forse essere accertato scavando nel suo curriculum? Gli investigatori stanno valutando la possibilità di ascoltare il professore universitario, ammesso che non lo abbiano già fatto: sulla delicata ed inquietante vicenda, infatti, vige un cautelativo riserbo.
Claudio Tadicini