LECCE – “Convocherò nei prossimi giorni il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico per valutare il caso del professore leccese”. Sulla vicenda arrivano le dichiarazioni del Prefetto Claudio Palomba che, contattato telefonicamente, annuncia un vertice in Prefettura per monitorare la situazione di concerto con magistratura e forze dell’ordine.
Tra i bersagli dell’Isis, infatti, compare il nome del professore salentino inserito nell’ultima “kill list“, la “lista della morte”, diffusa ai propri seguaci dagli hacker dello “United Cyber Caliphate”, un gruppo di esperti informatici simpatizzanti dello Stato Islamico.
Il nome del docente salentino è inserito in una lista con altre 4.681 persone sparse in tutto il mondo. Gran parte di esse vivono negli Stati Uniti d’America, mentre in Italia ne vivono 29. Oltre al professore leccese, nell’elenco vi sono i nomi di undici persone residenti a Milano; sei residenti a Roma; due a Padova, una rispettivamente nelle città di Torino, Bologna, Benevento, Asti, Lucca, Sesto San Giovanni (Milano), Cassina de’ Pecchi (Milano), Frascati (Roma) e Berbenno di Valtellina (Sondrio).
Competenti nel campo informatico e nei settori bancario e finanziario, i bersagli indicati nella “kill list” non hanno alcun legame con i terroristi. Si tratta di persone comuni, che svolgono un lavoro comune, finite loro malgrado nella lista nera diffusa dal gruppo di fanatici informatici, sostenitori del Califfato. Accanto alla sfilza di nomi e cognomi degli “infedeli”, sono indicate le loro professioni, il luogo in cui le esercitano, l’indirizzo di posta elettronica, il numero di telefono ed ovviamente la città in cui si trovano.
A rivelarlo sono stati gli esperti informatici della “Vocativ”, una società americana di media e tecnologia, specializzata in attività che riguardano il cosiddetto “lato oscuro del web”. Gli statunitensi, infatti, riusciti a carpire la lista diffusa dai seguaci delle bandiere nere, hanno scoperto che lo stesso elenco – contenuto in un file Excel – era già presente in alcuni archivi elettronici disponibili online da oltre quindici anni. Persino su LinkedIn.
È stato sufficiente smanettare su Internet qualche ora per trovarlo: stesso elenco, stessi nominativi, ma su un classico foglio elettronico di colore bianco, anziché nero come nel “file della morte” diffuso agli “only wolves”, ossia ai lupi solitari. Propagande di morte e terrore partite da alcuni esperti informatici, ma di “copia e incolla”. Ora, sulla vicenda, scende in campo il Prefetto che, di concento con la magistratura e le forze dell’ordine, intende monitorare una situazione che di fatto potrebbe esporre il Salento a rischio attentati.
Claudio Tadicini