LECCE – Dopo le polemiche e i retroscena interni all’Ateneo, svelati dal nostro giornale con mail riservate e testimonianze di fonti interne agli organi universitari, come annunciato, abbiamo deciso di dare la parola al magnifico rettore Vincenzo Zara. Chiaramente sono sempre poco graditi i retroscena che mettono in luce conflitti interni alle istituzioni: il nostro è un giornalismo che non è ben visto nel tempo delle notizie controllate dagli uffici stampa. Un giornale locale spesso si espone a possibili denunce, fatte come avvertimento, anche perché gli avvocati delle istituzioni vengono pagati con i soldi pubblici, danno l’impressione di essere gratis. Ma questo non è il caso dell’Università del Salento, i cui vertici e uffici stampa, fino ad oggi, hanno dimostrato rispetto per il nostro lavoro. Noi, quindi, ringraziamo il Magnifico rettore Vincenzo Zara per la sua disponibilità e per aver risposto a tutte le domande senza trincerarsi nel silenzio o, peggio ancora, nella minaccia di pretestuose denunce penali. Il rettore, rispondendo anche alle domande più scomode, ha dimostrato di rispettare il nostro lavoro. Non commentiamo le risposte, in base alle quali ognuno potrà farsi una sua idea.
Magnifico, siamo a metà mandato, lei ha dovuto fare fronte a tanti problemi, in un periodo pesantissimo per l’Università italiana: dobbiamo abituarci a una decrescita per il futuro o esiste la possibilità di metterci al passo delle ricche università del nord? Anche la ricerca non va bene: abbiamo perso posizioni nel ranking internazionale, che cosa stiamo facendo per recuperare?
– “Ritengo che le differenze siano imputabili ai contesti territoriali nelle quali le Università operano e tali differenze inevitabilmente si riflettono sulle rispettive Università. Tutte le università italiane sono state infatti pensate per fornire adeguate prestazioni didattiche e per promuovere la ricerca. L’Università del Salento intende lavorare sulla didattica e sulla ricerca, ma facendo in modo che non si verifichino più sperequazioni nell’attribuzione dei fondi. Mi riferisco in particolare agli indicatori che finiscono per premiare la ricchezza del territorio di insediamento di un Ateneo. I laureati delle università lombarde, per esempio, possono contare su una rete imprenditoriale predisposta ad assorbire una grande quantità di laureati. Purtroppo il Salento non è così: la fragilità della nostra economia viene però assurdamente attribuita al nostro Ateneo. È ovvio che in questo modo gli Atenei che presidiano ambiti territoriali deboli economicamente saranno automaticamente svantaggiati. E questa è una sciocchezza, perché è casomai rafforzando gli Atenei delle zone deboli che potrà instaurarsi un circolo virtuoso con il territorio e con il mercato. Dovrebbero essere gli Atenei a discutere con gli attori socio-economici obiettivi che consentano di correre alla velocità richiesta da questa fase storica.
Per quanto riguarda il ranking, se lei si riferisce al “Times Higher Education World Universities Rankings”, l’Università del Salento si è posizionata nel 2015/2016 nella fascia 401-500 fra le top 800 Università al mondo; nell’anno precedente l’Ateneo salentino si era posizionato nella fascia 251-275, tra le top 400 università al mondo, con uno scivolamento fisiologico dovuto, appunto, all’allargamento del campione”.
È vero che l’UniSalento sta cercando di smobilitare, tentando di lasciare numerosi edifici nei paesi?
– “Forse lei si riferisce alle sedi che sono state aperte negli ultimi vent’anni in alcuni Comuni salentini. Stiamo riconsiderando le nostre possibilità di tenuta di tutti i progetti in corso, pur avendo cominciato a riflettere criticamente sul passato. C’è stata una fase, precedente al mio rettorato, in cui sembrava ovvio e scontato aprire ovunque sedi, edifici, laboratori. In molti casi, la progettazione è stata efficace, consentendo all’Università di moltiplicare la propria attrattività e ai Comuni di veder premiata la loro aspirazione a collaborare con i saperi universitari. In altri casi si è fatto il passo più lungo della gamba, creando più problemi di quanti se ne siano portati a soluzione. Per esempio, la risoluzione del contratto sottoscritto con il Comune di Lequile relativo alla concessione in comodato gratuito trentennale degli spazi dell’ex Istituto Andrioli è avvenuta per mutuo consenso, e ha a che vedere con considerazioni di natura logistica e di economia di spesa per il nostro Ateneo. Inoltre difficoltà ci sono state ripetutamente segnalate da utenti che dovevano raggiungere i nostri uffici in quella sede. Questa risoluzione contrattuale garantirà a regime un risparmio annuo di 100mila euro, che saranno certamente utilizzati per incrementare i servizi offerti dal nostro Ateneo”.
Beni culturali perde iscritti e diminuiscono le sedi? Non sarebbe il caso di fare una battaglia presso il Ministero per proteggere gli archeologi e costruire dei percorsi di lavoro specifici per loro?
– “Gli archeologi non sono una specie in via di estinzione e non esiste alcuna idea di ridimensionare sedi e iniziative per i corsi del Dipartimento di Beni culturali. Anzi, vi è un’attenzione particolare, da parte mia, sia per una specifica iniziativa riguardante un cluster sui beni culturali (su cui sta per essere lanciato, a livello ministeriale, un bando per progetti di ricerca in partenariato pubblico-privato), sia per i delicati rapporti tra MIBACT e MIUR per quanto riguarda la possibile e parziale sovrapponibilità dei percorsi formativi nell’ambito dei beni culturali. Inoltre, dati che ancora si stanno consolidando in questi giorni indicano un aumento dei pre-iscritti ai test nell’ambito dei beni culturali. Ovviamente, bisogna poi attendere le immatricolazioni effettive”.
Come deve cambiare l’offerta formativa? Si può rilanciare l’università con nuovi corsi e nuove facoltà per avere più iscritti? Agraria e Medicina resteranno un sogno?
– “Non capisco perché parla di “rilancio” quando l’Università è già una realtà consolidata e in crescita per quanto riguarda gli immatricolati degli ultimi due anni accademici. Nuovi corsi di studio saranno previsti e i Dipartimenti, cui spettano le proposte, stanno ragionando proprio su questo. Quindi niente anticipazioni finché non giungeranno le proposte ufficiali”.
Dopo l’infuocato fine mandato di La Forgia, non sembra essere tornata la pace in Università: gli uomini dell’ex rettore le hanno dichiarato guerra, perché non condividono la sua gestione. Eppure, erano i suoi ex sostenitori. Ci sveli il retroscena di questa rottura. Perché un ex prorettore di La Forgia, sostenuto dalla sua squadra, poi rompe e lo trascina persino in tribunale? L’ex rettore voleva mettere il naso nelle sue scelte?
– “La visione dell’Ateneo come di un luogo funestato dagli scontri tra sostenitori dell’ex Rettore e dell’attuale è ridicola e delirante. Io so che ogni giorno all’Università, come in tutte le istituzioni complesse, ci sono problemi ed emergenze. Ogni Rettore interpreta queste quotidiane difficoltà secondo il proprio stile. Il mio è quello di consultare le persone che hanno una responsabilità e una competenza, cercando di non inasprire antipatie e vicissitudini personali. Penso che se tutti applicassero questa banalissima ricetta ci troveremmo in poche settimane a ragionare su come perfezionare ulteriormente il rapporto fra l’Università e il suo territorio, e non a inventare scandali e a far circolare pettegolezzi. Non è mio costume trascinare in Tribunale nessuno, e mai ho incolpato qualcuno di aver commesso qualcosa, ma è mio obbligo, in qualità di rappresentante legale dell’Istituzione, esporre a chi di competenza fatti che possano interferire o aver interferito con un’amministrazione corretta e indipendente”.
Quale differenza c’è tra lei e La Forgia? È vero che lui “gestiva tutto come un manager della Fiat”? Ci sono due visioni differenti? Come mai sono emerse dopo e non durante le elezioni?
– “Come ho già detto, ogni persona è diversa da ogni altra e ha il diritto di interpretare il suo ruolo istituzionale secondo il proprio stile. Non sono un ‘aziendalista’ e non credo che l’Università debba essere gestita come un’azienda, ma mi guardo bene dall’attribuire patenti di aziendalismo a chi non mi risulta averle mai sbandierate. Sono certo che se uno scienziato avesse prestato il proprio ingegno a un’azienda privata e poi a un Ateneo, non tenderebbe in alcun modo a sovrapporre le due realtà. Piuttosto che trasformare l’università in azienda, sarebbe opportuno innalzare l’efficienza del suo ‘essere istituzione formativa’”.
Dalle polemiche con gli studenti al Senato accademico fino al Nucleo di Valutazione. La situazione non è tranquilla e c’è anche il problema dei docenti che non si sono fatti valutare. Come placherà questa situazione incandescente?
– “Non esistono ‘polemiche con gli studenti al Senato Accademico’: esistono invece problemi verificatisi all’interno del Consiglio degli Studenti e anche all’interno di singole organizzazioni. Come ogni Rettore si augurerebbe, auspico che la situazione si chiarisca e che l’abituale dialettica tra le associazioni studentesche possa ripristinarsi. Sul Nucleo vedremo tra un attimo, mi pare che lei abbia una domanda più corposa in merito. Infine, non c’entra nulla con ciò di cui stiamo parlando la situazione di alcuni docenti che non hanno aderito alla VQR. Si è trattato di un’azione di protesta (di categoria) indirizzata al Governo, che secondo moltissimi colleghi ha ingiustamente penalizzato i docenti universitari sul piano retributivo e pensionistico. Mi permetto di far notare che la situazione universitaria è agitata, ma che nell’Università del Salento non vi è alcuna ‘situazione incandescente’ da placare. Anzi, colgo l’occasione per precisare che una tale rappresentazione degli accadimenti può determinare un irreversibile discredito all’immagine dell’Ateneo e dei suoi rappresentanti, non attenuato e non attenuabile dalla possibilità di esercitare ex post, come in questo caso, il diritto di replica. Alcune ricostruzioni, effettuate sulla base di informazioni di dubbia provenienza e alcune delle quali di natura anche riservata, ricostruiscono in modo distorto e scandalistico le vicende istituzionali dell’Ateneo. Da questa rappresentazione distorta e scandalistica prendo nettamente le distanze”.
Perché ha fatto durare 2 anni il NVA? Siamo entrati in possesso di mail al vetriolo di autorevoli componenti del nucleo: dicono che lei si attacca al formalismo giuridico e non rispetta la sostanza delle regole. In altre parole, dicono che il Nucleo, secondo anche l’Università di Brescia, dura in carica 4 anni, cosa sostenuta anche dagli organismi interni a Unisalento. Molti si sono sentiti vittime di un gioco politico: pensano che lei abbia voluto fare fuori gli uomini vicini a La Forgia, affrettandosi a nominare un nuovo Nucleo.
– “Come ho già avuto modo di dirle in un’intervista a margine di un convegno in Università, il Rettore è il primo a dover rispettare le regole e a farle rispettare. Assolutamente nulla di personale nei confronti dei precedenti componenti del Nucleo, sarebbe una follia ipotizzare minimamente questo. Quanto è accaduto si è svolto tutto all’interno degli Organi di governo di UniSalento che hanno deliberato in merito”.
Ci spiega il pasticcio dei fondi del Patto per il Sud? Perché si chiede la proroga un giorno prima della scadenza? Perché alcuni Dipartimenti, invece di lasciar decidere agli organi competenti, decidono di proporre una rimodulazione, sostenendo che l’università non avesse bisogno di nuovi edifici?
– “Non concordo affatto sull’uso che lei fa dell’espressione “pasticcio”. La situazione riguardante il cosiddetto Piano per il Sud è molto complessa e si estende su un arco temporale molto ampio. Ha previsto una serie di atti e adempimenti effettuati nel pieno rispetto delle regole e nella massima trasparenza. Per spiegare tutto per bene, e non per banalizzare con una battuta o poche battute a uso e consumo scandalistico, è necessario approfondire in una discussione appositamente dedicata. Non escludo, quindi, di convocare una discussione pubblica sul tema, durante la quale saranno fornite tutte le spiegazioni del caso”.
50 milioni per manutenzioni e nuovi laboratori non sono una manna dal cielo in questo periodo di crisi? Com’è possibile che si sia perso tanto tempo? Anche qui qualcuno interpreta il ritardo come un desiderio di rottura rispetto alle politiche di edilizia universitaria che aveva La Forgia. È vero?
– “L’allungamento dei tempi ha molteplici cause: le difficoltà progettuali connesse alla complessità dei lavori, le necessarie approvazioni da parte di altri Enti pubblici competenti, le modifiche normative recentemente intervenute. Nessuna di esse ha quindi a che fare con un presunto e ridicolo desiderio di rottura rispetto alle politiche edilizie della precedente amministrazione. L’errore sta proprio nel parlare di politiche edilizie: l’Università non fa politiche edilizie, l’Università utilizza “strumentalmente” gli edifici e in generale gli spazi a disposizione per perseguire al meglio le proprie missioni, la didattica, la ricerca e i rapporti con il territorio. Nell’ambito di queste missioni esercita le proprie politiche, cioè effettua le proprie scelte. E nessun Ateneo è un’agenzia immobiliare o, peggio, un’impresa di costruzioni. Alcune volte, e spesso a fini strumentali tra cui rientrano quelli scandalistici, si confondono i mezzi con i fini”.
Negli articoli di questi giorni, per descrivere il livello di scontro, è emerso l’aneddoto dei ritratti del rettore. Chiariamo una volta per tutte: perché è stato spostato quello di La Forgia, che spiccava, e quali sono stati i costi per questa piccola operazione?
– “Ribadisco che una rappresentazione dell’Università come luogo di “scontro” mi appare forzata e prelude a visioni scandalistiche del tutto fuori luogo. L’Università del Salento ha il privilegio di essere stata fondata da un collega prestigioso e appassionato, che è riuscito nel difficile intento di convincere a quest’impresa tutti gli interlocutori necessari. Da pochissimo è trascorso il sessantesimo anniversario della fondazione del nostro Ateneo ed è importante dare al professor Codacci-Pisanelli il rilievo che merita, anche nelle piccolissime cose. Ho ritenuto quindi che chiunque si avvicini agli uffici rettorali si trovi di fronte il ritratto del fondatore. I rettori passano, il fondatore resta. Ritengo la domanda sui costi sinceramente ridicola anche perché, da quanto mi hanno riferito gli Uffici, non è quantificabile un’operazione che ha richiesto solo qualche minuto”.
È vero che gli elenchi per le elezioni del Senato accademico erano sbagliati? Qualcuno ha fatto ricorso.
“È pervenuto un ricorso da parte di un candidato non eletto, ricorso su cui è chiamata a giudicare una apposita ‘Commissione elettorale’ prevista dalla normativa di Ateneo. All’esito dei lavori della Commissione potranno essere fornite informazioni conclusive”.
Consiglierebbe a suo figlio di iscriversi in questa università? Come vanno i collegamenti con il mondo del lavoro?
– “In generale, un Rettore farebbe sempre bene a consigliare ai propri figli di iscriversi a un Ateneo diverso da quello da lui o da lei presieduto, per evitare ogni forma di interferenza psicologica. Se invece lei mi sta chiedendo se l’Università del Salento è una buona università, io le rispondo che ne sono assolutamente convinto: abbiamo un buon corpo docente e un buon corpo tecnico-amministrativo, siamo collocati in un una bellissima città e in un territorio dallo sviluppo promettente”.
Aumenteranno le tasse per gli studenti?
– “No”.
Gaetano Gorgoni