Come parlare di Te, in poche battute. Facile non è. Dinanzi a me le fonti, tanti saggi, articoli di riviste. Le difficoltà sono tante e mi chiedo pure il perché. È come se fossi bloccata nel parlare di Te, Santa Chiara d’Assisi. Dati anagrafici, qualche particolare più interessante della tua biografia, una breve conclusione e l’articolo è scritto. Basterebbe usare il tuo nome come chiave di ricerca e pagine e pagine, autorevoli o meno, si aprirebbero sulla tua storia.
Nel momento in cui la logica della mente sta per definire un contenuto, un fatto provvidenziale o casuale, a seconda della prospettiva, scioglie il nodo: il titolo di un testo edito nel 2017, “Con il coraggio di vivere / Chiara d’Assisi e le sue compagne”di Martina Kreidler-Kos mi indica una chiave di scrittura. La logica del cuore prende allora il sopravvento.
L’immaginazione spesso spicca voli illusori e le interpretazioni ‘alterate’ spesso la seguono: tante cose sono state dette di Chiara: donna innamorata, donna dell’obbedienza, donna della povertà, sovente sintetizzata come donna della rinuncia.
Se una definizione è proprio necessaria, Chiara d’Assisi è la donna del coraggio, la donna della scelta: del coraggio di scegliere, che l’ha resa Santa.
Nel lontano Medioevo, sin dalla gioventù, si rivela senza ambiguità e confusione: affascinante, ‘signora unica e inconfondibile’ nella sua semplicità, sensibile, di rara affettività , vissuta ‘dietro le quinte’ per scelta e umiltà, aperta all’amore umano illuminato da quello divino.
Vale veramente la pena conoscere oggi la profondità del suo volto e del suo cuore, nonostante le difficoltà a tanta distanza di tempo.
Ma la sua testimonianza continua ad essere fortemente presente, attraversa il tempo, senza scalpore e clamore e giunge al cuore, in punta di piedi, in silenzio, con quel silenzio parlante che sempre ha accompagnato la sua esistenza.
E in silenzio, la notte della domenica delle Palme, il 27 marzo 1211, Chiara scappò di casa dalla porta ‘piccola e stretta’, sprangata da ferri arrugginiti: con sforzo tentò di aprirla, appoggiò la fronte al ferro della porta, poi sicura di sé, aprì la porta e i chiavacci scorsero senza cigolio.
Chiara rimase ferma un attimo sull’alta soglia, poi spiccò un salto leggero, senza voltarsi indietro, il salto della scelta: lasciare la sua famiglia, correre verso una vita nuova.
Dove andò? Da chi andò?
Accompagnata da Pacifica di Guelfuccio scese da Assisi verso la Porziuncola. L’attendevano, al limitare del bosco Filippo e Bernardo con fiaccole accese, “ sulla porta della chiesina Francesco, col viso scavato dall’ombra, gli occhi bruciati dalla veglia e dal fumo della resina, fissò Chiara, che gli si inginocchiava dinanzi”.
Ecco questo è il momento di spiccare voli pindarici: Chiara, appena diciottenne è fuggita di casa perché innamorata di un uomo carismatico, affascinante, trentenne.
Il volo verso i colori dell’immaginazione è facile, ma dura solo un attimo, l’atterraggio è immediato, la storia di Chiara e Francesco è un’altra. Ai piedi dell’altare, Chiara in ginocchio, Francesco con gesto deciso tagliò le trecce della fanciulla “ più d’oro che le ginestre” e coprì il suo capo ‘ con un panno nero di ruvida fattura’ : “la fanciulla predata al mondo e presa in ostaggio dal Paradiso”.
Questa è la scelta di Chiara, la condivisione con Francesco e i suoi fratelli, di un progetto d’Amore, il progetto del Vangelo, nella povertà, che non è privazione, ma sguardo all’essenza, nell’obbedienza, che non è sudditanza, ma fedeltà, nella castità che non è mortificazione, ma donazione.
E poi la clausura, per alcuni imposta, per altri voluta : vissuta per scelta, oserei timidamente dire. Tante poi le spiegazioni su tale scelta, che è una scelta anche della contemporaneità, delle Sorelle Povere di oggi di Chiara: interpretazioni, delucidazioni, commenti da chi, spesso, della clausura conosce forse solo il termine, ma non la profondità, lo spessore; etichettata spesso come fuga dal mondo, si rivela invece come presenza attiva nel mondo, una presenza che ha i profumi e i colori dell’Amore.
Tanto si potrebbe dire ancora su Santa Chiara d’Assisi: con la sua tenacia, la sua intrepida determinazione è riuscita a ‘strappare’ al Papa ‘il privilegio della povertà’, poi la prima Regola, nella storia della Chiesa, scritta da una donna per delle donne, confermata da un commosso Papa Innocenzo IV, che si recò di persona a San Damiano per portare a Chiara morente la sua benedizione e consegnarle la bolla di approvazione della Regola.
Chiara l’11 agosto 1253 lascia questa terra per incontrare l’Amore e con la sua intaccabile e indomabile fedeltà, si congeda : “Va’ sicura e in pace, anima mia benedetta, perché Colui che ti ha creata, ti ha santificata e sempre ti ha guardata come la madre il figlio piccolino che ama”.
Ma il tuo Santa Chiara non è un addio. Sei una presenza costante nella storia: sei sorella, madre, amica e confidente accogliente, ancora oggi, per le tue Sorelle Povere e per tutte quelle donne che sono alla ricerca della Verità, tra tante inquietudini e cadute. Sei la donna che silenziosamente ti presenti, non ti imponi, accogli e accompagni. Tra i rumori e frastuoni della contemporaneità, che spesso lasciano sconforto e solitudine, Tu Chiara ci prendi per mano, non giudichi i nostri errori e indichi, sommessamente, un sentiero da percorrere, che richiede però coraggio : il coraggio della scelta, del grande salto, il salto dell’Amore.
A Santa Chiara di Assisi e alle Sue Sorelle Povere.
Flavia Carlino