LECCE – Il martirologio romano il 26 settembre ricorda i Santi Cosma e Damiano.
Nel Salento il culto dei santi appartiene alla cultura, ai suoni e al profumo della devozione popolare.
Nella nostra memoria è viva l’immagine della nonna che, puntualmente ogni anno, si recava al santuario dei Santi Cosma e Damiano per affidare qualcuno di caro, ‘per chiedere la grazia’, ripetendo quelle parole così cariche di speranza e fede.
In particolare, la devozione verso i Santi Medici è sentita soprattutto nel meridione, in Puglia specialmente che per prima ha accolto la venerazione dei due santi, portata dai greci e dai turchi trasferitisi nella nostra terra.
Ma nonostante questo intenso sentire popolare, le notizie sulla vita dei due fratelli sono scarse.
Nati probabilmente in Arabia da una famiglia di nobili origini, fratelli gemelli, furono educati alla fede cristiana: la carità e l’amore verso il prossimo furono principi guida. Studiarono medicina in Siria e si distinsero subito non solo per la loro preparazione, ma anche per la loro attenzione premurosa verso tutti i malati, in particolare per i più poveri ed emarginati. Rifiutavano ogni ricompensa per la prestazione svolta, perciò furono chiamati anàrgiri (dal greco anargyroi , ‘senza denaro’).
Simpaticamente si può ricordare un aneddoto della loro vita raccontato nel Sinassario della Chiesa bizantina: una donna guarita dai due fratelli insisteva perché accettassero come ricompensa tre uova. Al continuo loro rifiuto la donna si sentì offesa. Damiano per fare cosa gradita accettò, segretamente, quel piccolo dono. Saputolo, Cosma si arrabbiò col fratello tanto da dichiarare di non voler essere seppellito accanto a lui dopo la morte. Ma durante la loro sepoltura si dice che un cammello, da loro curato ad una zampa, con voce umana ordinò che i due fratelli venissero sepolti uno accanto all’altro, perché Damiano aveva accettato il piccolo dono solo per non far sentire in imbarazzo la donna, per non umiliarla.
Cosma e Damiano furono uniti dal legame di sangue, di fede e di martirio.
Infatti nell’Impero Romano, tra il 286-305 d.C. scoppiarono le persecuzioni di Diocleziano. In attuazione dell’editto del 23 febbraio del 303 i due fratelli furono arrestati con l’ accusa di turbare l’ordine pubblico, professando una fede vietata. Condotti davanti al tribunale, Lisia, governatore della Cilicia, disse loro: “ (…) Voi siete accusati di appartenere alla setta…Scegliete”.
Entrambi risposero: “La scelta è fatta, siamo cristiani e come tali siamo pronti a morire. (…) Noi rispettiamo come gli altri le leggi civili, ma nessuna legge ci può costringere ad inchinarci ai vostri dei di fango; noi adoriamo il Dio vivo e ci inchiniamo a Gesù Cristo Salvatore”.
Immediatamente il governatore ordinò dapprima che fossero legati e flagellati, poi gettati in mare. Una grande folla di gente piangeva, disperatamente. Il Signore venne in loro soccorso: le onde li spinsero a riva. Allora fu ordinato che fossero gettati in una fornace ardente, ma furono nuovamente liberati. Infine, dopo tanti tormenti, venne ordinato che fossero decapitati ad Egea.
Questa è una delle narrazioni. Altre raccontano di passaggi diversi, ma identica è la fedeltà a Gesù Cristo, sempre e comunque riconosciuti come martiri, testimoni della fede cristiana.
E come la folla tantissimi secoli fa assisteva al martirio dei due fratelli piangendo, supplicando la loro salvezza, ancora oggi code lunghissime segnano i santuari a loro dedicati nelle diverse città italiane, salentine in particolare.
Commovente è sentire la voce di una adolescente che ti chiede: “Ho un’idea!!! Perché non scrivi un articolo su San Cosma e Damiano? Mi accompagnano da quando sono nata. Ogni anno vado a trovarli nel santuario di Ugento e mi sento più serena”.
Quella voce emozionata ed emozionante, quello sguardo lucido della giovinetta di oggi si intrecciano con le tradizioni e i canti del passato: scorre il tempo, cambiano le modalità, ma il cuore batte sempre, ‘ bum bum’, allo stesso modo, ieri come ora.
E di fronte al crollo di tanti valori e alle pericolose proposte di devianti modelli fatte ai nostri giovani, è toccante stando lì, in un angolo del santuario, vedere bambini, adolescenti, anziani, uniti dalla stessa fede, in fila composta, fermarsi dinanzi a Cosma e Damiano, toccarli con mano tremante. Una candela accesa, un bacio, un santino poggiato sul cuore, verso la porta di uscita…un ultimo sguardo e saluto “ Vi porto con me, nel mio cuore, a presto”.
“È quindi sommamente giusto che amiamo questi amici e coeredi di Gesù Cristo, che sono anche nostri fratelli e insigni benefattori, e che per essi rendiamo le dovute grazie a Dio, rivolgiamo loro supplici invocazioni e ricorriamo alle loro preghiere e al loro potente aiuto per impetrare grazie da Dio mediante il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro, il quale solo è il nostro Redentore e Salvatore. Infatti ogni nostra vera attestazione di amore fatta ai santi, per sua natura tende e termina a Cristo, che è ‘la corona di tutti i santi’ e per lui a Dio, che è mirabile nei suoi santi e in essi è glorificato”.
(Concilio Vaticano II, Lumen Gentium,50)
Flavia Carlino