LECCE – Lunedì 30 ottobre alle ore 16.00, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Don Tonino Bello”, presso la sala Conferenze dell’antico seminario arcivescovile, ha salutato l’Arcivescovo Monsignor Domenico D’Ambrosio, che rimarrà a Lecce presumibilmente fino alla fine di novembre, prima del suo trasferimento a San Giovanni Rotondo, lasciando il servizio della Diocesi per limiti d’età.
Un clima di generale emozione e commozione ha accompagnato i vari interventi, riconoscendo in Monsignor D’Ambrosio la ‘mente e il cuore’ della cultura teologica e della vita spirituale della Diocesi e dell’Istituto.
Il preside della Facoltà Teologica Pugliese Professore Angelo Panzetta in un videomessaggio ha sottolineato che Monsignor D’ambrosio è stato uno dei protagonisti del progetto del nuovo Istituto Superiore Metropolitano, cogliendo l’input venuto dalla CEI e dalla Congregazione di passare dagli istituti diocesani agli istituti metropolitani. Ai tanti meriti del suo ministero episcopale va aggiunto quindi anche quello di essere stato un grande protagonista del servizio degli Istituti di Scienze Religiose a Lecce, ma anche per la progettualità che si è realizzata in tutta la Puglia.
Il direttore dell’Istituto Monsignor Luigi Manca ha sottolineato soprattutto l’impegno pastorale di Monsignor D’Ambrosio: dopo otto anni di intenso ministero è più che doveroso porre attenzione a quelle linee pastorali che lasceranno una significativa impronta alla vasta e complessa realtà ecclesiale leccese. L’esperienza pastorale maturata nelle diocesi di Termoli-Larino, Foggia-Bovino, Manfredonia-Vieste e San Giovanni Rotondo ha consentito a D’Ambrosio di fare sintesi della complessità che contraddistingue la vita di una chiesa locale. La costante del modo di incontrare la gente senza schemi relazionali precostituiti, ma ispirati alla spontaneità, alla cordialità e alla paternità spirituale; la speciale attenzione, segno della sensibilità dell’Arcivescovo per i detenuti e per i poveri, nei confronti dei quali ha messo in atto una serie di progetti pastorali ben strutturati e ben riusciti. L’amore e la stima per i laici lo ha portato a confermare l’appoggio incondizionato al buon funzionamento dell’Istituto di Scienze Religiose che, grazie all’impulso iniziale dato dal predecessore Monsignor Ruppi, col suo convinto sostegno ha raggiunto un alto livello di proposta formativa per l’intero territorio del Salento e il più alto numero di studenti della Puglia. Monsignor D’Ambrosio, a motivo del suo stile di pastore, consegna a tutti noi non un edificio pastorale compiuto, ma i pilastri, tanto materiale per essere collocato e riutilizzato con stile di creatività e continuità.
Monsignor Domenico D’Ambrosio, nel suo intervento, fa riferimento alla sua prossima vita, ‘vita nascosta, vita di silenzi’. Parla della sua grande fatica a vivere questi momenti , “è meglio il silenzio, perché Dio non parla nel chiasso non in commotione Dominus, ma Dio parla nel silenzio “ il silenzio “è lo spazio che a me sarà garantito e ad ascoltare il silenzio ce ne vuole, Dio è il silenzio che parla”. Ribadisce inoltre l’importanza e la centralità dell’Istituto di Scienze Religiose, come luogo in cui la teologia ‘dialoga, incontra, non si arrocca’. Bella l’immagine conclusiva di ‘andare a respirare il mare’ a Peschici, suo paese d’origine, piccole riscoperte, sintesi della propria vita. Una vita movimentata, tanti passaggi, tante esperienze per giungere lì a San Giovanni Rotondo, ricordando tutti nella sua preghiera, una preghiera particolare raccontata dai volti, diventando una preghiera animata, una preghiera viva, una preghiera che fa stare nella Chiesa in cammino peregrina, in una Chiesa che tante volte arranca, ma occorre cercare di capire dove ci porta lo Spirito per non perdere il treno di una Storia che va più avanti della storia dell’uomo. “L’umano c’è e pesa”: la duplice tensione di queste settimane da una parte ‘finalmente’, libero da pesi, responsabilità, fatiche, sofferenze, dall’altra parte c’è il cuore che ha le sue ragioni che la ragione non comprende, quello pesa. Perché la parola che ha detto tante volte “ti voglio bene” non è una parola buttata lì così, ma è proprio quello che sente . Ci saranno delle nostalgie, vivendo il suo essere uomo nella fedeltà a Dio e nell’amore per l’uomo.
La riconoscenza e la gratitudine dell’intera comunità accademica è la vera testimonianza del suo operato, svolto sempre al servizio del prossimo e per il bene comune, fatto di rapporti cordiali, di amicizia, fondato sull’attaccamento alla fede cristiana, aperto ai temi sociali, culturali e alla solidarietà. Monsignor D’Ambrosio lascia alla comunità accademica, come significativa eredità, il grande compito di diventare “una comunità di carità e di servizio”, pronta e capace a curare le tante ferite dell’ uomo di oggi.
Come in un flashback sono stati ripercorsi i vari momenti, i vari incontri scanditi da piccoli ma significativi gesti: i sorrisi, gli abbracci, una battuta sempre pronta per incoraggiare, i modi sempre amorevoli, lo sguardo accogliente, la costante presenza tra gli studenti.
Concludiamo con un’immagine che appartiene a tutti gli studenti dell’ISSR di Lecce: Sua Eccellenza che scende la scale e saluta gli studenti seduti sulle scalinata, segno della suo essere con loro, tra loro, parte di loro. Anche le parole di tutta la comunità accademica non sono di circostanza, ma, nella forma parlata o scritta, sono comunicazione di un legame vero e autentico, di riconoscenza e gratitudine, sintetizzato in un ‘semplicemente grazie’!
Flavia Carlino