Anno 49 a.C.: Caio Giulio Cesare, dopo la conquista della Gallia, in disaccordo con la maggior parte dei senatori di Roma che attendono il momento giusto per accusarlo, decide di varcare il Rubicone alla testa delle sue legioni, sfidando in tal modo il governo della Repubblica. Le leggi romane infatti prevedono lo scioglimento delle forze prima di attraversare il fiume, in caso contrario è guerra. Cesare pronuncia la fatidica frase. “Alea iacta est” (Il dado è tratto), dando così inizio alla guerra civile.
Mentre il generale procede vittoriosamente verso Roma, i senatori ostili, con alla testa Gneo Pompeo Magno, abbandonano l’Urbe e si rifugiano a Brindisi, porto fortificato e punto di imbarco verso l’Oriente. Nella città Pompeo raduna le forze a lui fedeli, quindi provvede ad imbarcarne il grosso in direzione di Durazzo, sull’altra sponda dell’Adriatico, agli ordini dei consoli Claudio Marcello e Cornelio Lentulo, mentre lui stesso resta in loco al comando di 20 coorti, pari a due legioni. Inoltre invia suo figlio Gneo Pompeo e Metello Scipione in Oriente, allo scopo di arruolare nuovi soldati. Appena avuta notizia della fuga di Pompeo, Cesare si dirige su Brindisi dove giunge il 9 marzo, alla testa di tre legioni di veterani, l’VIII, la XII e la XIII, rinforzate da alcune coorti di nuove leve, completate perlopiù durante la marcia di avvicinamento. Altre tre legioni erano state inviate in Sicilia.
Le forze a disposizione di Cesare, tuttavia, non sono sufficienti per effettuare un assedio della città o per scatenare uno scontro all’interno delle mura. Venuto a sapere che i due consoli sono partiti per l’Oriente mentre Pompeo è rimasto in loco, Cesare decide di chiudere l’uscita dal porto, ostruendo il passaggio fra le sponde ravvicinate del piccolo canale naturale di accesso, ora noto come Canale Pigonati, in modo da impedire ogni fuga dal mare dei pompeiani. Grossi massi e pietre, ricavate dalle colline vicino all’ingresso del porto, vengono gettate in acqua sotto la pioggia di dardi e frecce che i pompeiani lanciano dalle mura verso gli operai addetti ai lavori, allo scopo di formare un terrapieno lungo le sponde opposte, dove i fondali sono meno profondi, mentre nel centro, dove la profondità delle acque comincia a crescere, il progetto prevede di disporre fra i due terrapieni alcune coppie di zattere, della lunghezza di trenta piedi ciascuna, fissate ai quattro angoli con ancore in modo che il moto ondoso non le scompagini. Successivamente altre zattere di uguali dimensioni devono essere sovrapposte alle prime, creando così una diga fra i due terrapieni. Ad un sistema di graticci e plutei viene demandata la protezione esterna e lungo i due lati, mentre ogni quattro zattere si deve innalzare una torre a due piani a difesa dell’opera da eventuali assalti con navi e da eventuali incendi.
Di fronte a tale iniziativa Pompeo reagisce facendo approntare alcune navi da carico presenti nel porto, sulle quali fa costruire delle torri a tre piani fornite di armi da lancio e macchine da guerra, che vengono spinte contro l’opera fortificata allo scopo di ritardarne i lavori nonché di indebolirla. Intanto Cesare cattura il comandante del Genio dell’esercito avverso, Gneo Magio, e lo invia da Pompeo per trattare le condizioni di pace, ma questi non ritorna. Nonostante i continui scontri giornalieri effettuati con fionde, frecce, dardi e quanto altro, Cesare non rinuncia all’idea di una possibile pace, pur continuando i lavori di ostruzione del porto senza sosta. Si decide allora un nuovo tentativo di negoziato inviando il legato, Canino Rebilo, amico e parente di Scribonio Libone, perché quest’ultimo faccia da intermediario di pace e organizzi un incontro fra i due contendenti. Pompeo risponde che, in assenza dei consoli partiti per l’Epiro, egli non può prendere nessuna decisione.
Trascorsi nove giorni dalla loro precedente partenza, i consoli rientrano a Brindisi mentre i lavori di sbarramento del porto operati dalle forze di Cesare sono a metà e Pompeo decide di fuggire via mare prima della fine dell’opera del nemico. Tutto deve svolgersi di notte ed in totale segreto, lasciando solo poche guardie sulle mura della città che ad un successivo segnale convenuto sarebbero dovute fuggire a bordo di imbarcazioni veloci. Vengono murate le porte della città e scavati dei fossati nelle vie cittadine, nei quali si infiggono dei pali appuntiti, nascosti da graticci, per intrappolare i militi di Cesare che avrebbero dovuto inseguirli. Il piano di Pompeo funziona permettendogli di fuggire e di giungere il 17 marzo sulla sponda opposta dell’Adriatico, mentre Cesare, sprovvisto di una flotta rinuncia all’inseguimento.
I Brindisini, risentiti per il comportamento di Pompeo, si schierano dalla parte di Cesare e lo avvertono delle trappole approntate dal nemico, aiutandolo a penetrare nella città, quindi il condottiero rinuncia per il momento all’inseguimento e rientra a Roma per poi recarsi in Spagna. Intanto ordina ai magistrati di ogni municipio di approntare delle navi e di inviarle a Brindisi in vista della sua futura partenza sulle tracce di Pompeo. Nel frattempo il pompeiano Libone giunge a Brindisi alla testa di una flotta di cinquanta navi e occupa l’isola di fronte al porto, che viene utilizzata come base d’attacco per scacciare i presidi della cavalleria cesariana e contrastarne ogni azione, ma Marco Antonio lo assedia a sua volta, impedendogli il rifornimento di acqua potabile e costringendolo alla fuga. Ai primi dell’anno successivo Cesare ritorna a Brindisi, dove nel frattempo sono giunte le navi richieste, alla cui testa si imbarca per l’Epiro il 4 gennaio del 49 a.C.
Cosimo Enrico Marseglia
Cosimo Enrico Marseglia nato a Lecce, città in cui vive. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito Italiano in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT presso la cittadella militare Cecchignola in Roma, ed ha prestato servizio come ufficiale dell’Esercito presso il 3° Battaglione Logistico di Manovra in Milano, il Distretto Militare di Lecce ed il Battaglione Logistico della Brigata Pinerolo in Bari. Dopo otto anni in servizio permanente effettivo, ha lasciato la carriera militare, dedicandosi alla musica jazz ed al teatro. Attualmente collabora con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento, come esperto di Storia Militare, e dal 2009 è ufficiale commissario del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Scrive per L’Autiere, organo ufficiale dell’ANAI (Associazione Nazionale Autieri d’Italia), Sallentina Tellus (Rivista dell’Ordine del Santo Sepolcro), per L’Idomeneo (Rivista dell’Associazione di Storia Patria) e per altre testate. Ha già pubblicato Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il Primo Impero vissuti sui campi di battaglia (2007), Il Flagello Militare. L’Arte della Guerra in Giovan Battista Martena, artigliere del XVII secolo (2009), Battaglie e fatti d’arme in Puglia. La regione come teatro di scontro dall’antichità all’età contemporanea (2011), Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini ufficiale medico C.R.I. fra ricerca e grande guerra (2015), Marseglia. Storia di una famiglia attraverso i secoli (2016) per la Edit Santoro, e Attacco a Maruggio. 13 giugno 1637. Cronaca di una giornata di pirateria turca nel contesto politico-sociale europeo (2010) per la Apulus, quest’ultimo insieme al Dott. Tonino Filomena. Ha conseguito il Diploma Universitario in Scienze Strategiche presso l’Università di Modena e Reggio.