LECCE – Come una scudisciata si abbattono le richieste di condanna nel processo in abbreviato a carico degli imputati, accusati di reati associativi, coinvolti nella maxi retata pre covid ribattezzata “Final Blow” condotto all’alba del 26 febbraio 2020 dagli agenti della Squadra mobile di Lecce. La pubblica ministera della Dda, Giovanna Cannarile, ha invocato 20 anni di reclusione a Cristian Pepe, 36 anni, di Lecce; 16 anni e 6 mesi a Pasquale Briganti, detto “Maurizio”, 51, di Lecce; 8 anni e 8 mesi a Debora Buscicchio, 30, di Lecce; 20 anni a Luigi Buscicchio, 63 anni, di Lecce; 14 anni e 8 mesi ad Andrea Cafiero, 29, di Lecce; 12 anni e 8 mesi a Cristian Calosso, 34, di Lecce; 4 anni e 8 mesi a Stefano Castrignanò, 33, di Lecce; 10 anni a Stefano Garrisi, 32, di Caprarica di Lecce; 16 anni e 8 mesi a Manuel Gigante, 39, di Lecce; 5 anni e 6 mesi ad Antonio Giannone, 46, di Vernole; 9 anni e 4 mesi a Leandro Greco, 41, di Lecce; 13 anni e 8 mesi per Maurizio Greco, inteso “belva”, 54, di Lecce; 8 anni a Rita Greco, 78, di Lecce; 13 anni e 8 mesi a Paolo Guadadiello, 33 anni, originario di Lecce ma residente a Torchiarolo; 3 anni a Vincenzo Luigi Lanzillotto, 40, di Galatone.
Poi ancora: 13 anni e 8 mesi a Luigi Lazzari, 45, di Lizzanello; 3 anni e 8 mesi a Gianni Lementini, 38, di Torchiarolo; 9 anni e 6 mesi a Francesco Leo, 35, di Caprarica di Lecce; 18 anni ad Antonio Leto, 30, di Caprarica; 13 anni e 6 mesi a Vito Manzari, 61, residente a Lecce; 3 anni e 6 mesi ad Antimo Marzano, 36, di Galatone; 7 anni a Giuseppe Marzano, 54, di Galatone; 13 anni a Graziano Mazzarelli, 29, di Lecce; 8 anni e 4 mesi a Luciano Mazzei, 32, di Calimera; 8 anni e 4 mesi a Mario Miccoli, 50 anni, di Lecce; 16 a Stefano Monaco, 30, di Copertino; 13 anni e 8 mesi a Sebastiano Montefusco, 47, di Galatone; 13 anni e 8 mesi a Gianluca Negro, 35 anni, di Surbo; 10 anni a Giovanbattista Nobile, 35, di Lecce; 14 anni e 6 mesi a Valentino Nobile, 30, residente a Giorgilorio (Surbo); 13 anni e 8 mesi a Gianluca Palazzo, 45, di Lecce; 8 anni e 4 mesi a Francesco Panese, 25 anni, di Calimera; 20 anni ad Antonio Marco Penza, 37, di Lecce; 10 anni e 4 mesi a Vito Penza, 34, di Lecce.
Infine: 20 anni ad Antonio Pepe, inteso “Totti” o “zio” o “mesciu Pietro”, 59, di Lecce; 8 anni e 4 mesi a Ruggero Perrotta, 45, di Melendugno; 11 anni a Shkelzen Pronjaj, 35 anni, albanese, residente a Merine (frazione di Lizzanello); 8 anni e 4 mesi a Gabriele Russo, 28, di Galatone; 13 anni e 8 mesi a Guerino Russo, 49, di Galatone; 9 anni e 2 mesi a Vincenzo Stippelli, 42, di Squinzano; 16 anni e 8 mesi a Luigi Vergine, 46, di Campi Salentina; 6 anni a Susanna Vonghia, 54 anni, di Galatone.
Già invocate le richieste sempre in abbreviato per gli altri imputati davanti al gup Giulia Proto accusati di reati satelliti mentre in 10 hanno patteggiato.
L’indagine ha consentito di decapitare i vertici della criminalità locale che aveva messo le mani non solo sugli affari tradizionali quali droga ed estorsioni ma anche sui servizi di guardianìa in occasione di eventi e sulla gestione del Parco di Belloluogo, il polmone di Lecce dove alcuni concerti live avrebbero visto l’ombra della criminalità con tanto di minacce all’assessore comunale Paolo Foresio.
Quattro consorterie capeggiate da altrettanti capibastone: Cristian Pepe, dal carcere, avrebbe continuato a tenere le redini dell’omonimo clan attivo su Lecce, Cavallino e Melendugno, con influenza sui territori di Campi Salentina, Salice Salentina, Surbo, Squinzano, Caprarica. Il clan agiva ora di sciabola ora di fioretto. Gli “infami” venivano puniti con pestaggi e aggressioni. E poi gestiva, sottotraccia, il settore dei commercianti ambulanti, il Parco Belloluogo, i servizi di guardiania, l’ affissione dei manifesti elettorali. E teneva rapporti con altri clan operanti nelle province di Lecce (facenti capo rispettivamente a Luigi Vergine, Cengs De Paola, Saulle Politi) e Brindisi (quello riconducibile a Raffaele Martena) nonché con una cosca calabrese. Un nuovo statuto della Scu di cui avrebbe fatto parte anche la frangia di Pasquale Briganti e la cellula del già citato Luigi Vergine per la spartizione dei dei proventi derivanti dal settore del gaming. Saulle Politi, seppur detenuto, avrebbe continuato a capeggiare l’omonimo clan sul territorio di Monteroni, attivo nel traffico di stupefacenti, nel gaming, nella vendita del caffè e di macchinette per la distribuzione di bevande.
A difendere gli imputati, gli avvocati Rita Ciccarese, Pantaleo Cannoletta, Mariangela Calò, Salvatore Rollo, Dario Congedo, Ladislao Massari, Roberto Pascariello, Gabriele Valentini, Donata Perrone, Carmen Castellana, Mario Coppola, Alessandro Stomeo, Marco Caiaffa, Giancarlo Dei Lazzaretti, Laura Minosi, Giuseppe De Luca, Fabio Corvino, Paolo Rizzo, Vincenzo Pennetta, Silvio Verri, Giuseppe Presicce, Ilenia Toma, Antonio Savoia, Andrea Capone, Roberto De Mitri Aymone, Lucia Longo, Paola Scarcia, Maria Ciccarese, Luigi Corvaglia, Nicola Leo, Ivan Feola, Anna Inguscio, Benedetto Scippa, Francesco Calabro, Germana Greco, Silvio Giardiniero, Giovanni Valentini, Francesco Stanca, Francesco Fasano, Rita Ciccarese Carlo Caracuta, Massimo Muci, Paolo Cantelmo, Carlo Sariconi, Giuseppe De Luca, Luigi Rella, Raffaele Benfatto, Maria Scardia e Tommaso Donvito.