BOTRUGNO – In una delle aree più antiche di Botrugno, la cosiddetta zona delle Pozzelle, si trova la suggestiva “Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo”, un tempo basilica di rito greco, oggi di culto latino.
Sorta su un’antica cappella costruita nel 1300 in gran parte demolita, la chiesa fu ricostruita nel 1726 e nel corso del tempo, assunse diverse denominazioni: in origine, infatti, e fino al 1752 venne dedicata a San Nicola di Mira; successivamente venne consacrata a Santa Maria degli Angeli per poi acquisire, verso la fine del Settecento, la sua attuale intitolazione a Santa Maria Assunta in Cielo, a seguito della nascita della Congregazione dell’Assunta. Numerosi sono stati gli interventi di riqualificazione e di restauro alla quale è stata sottoposta, l’ultimo dei quali, nel 2013 ad opera della Soprintendenza di Puglia, ha portato alla luce i preziosi affreschi custoditi al suo interno, che costituiscono la perla di questo piccolo edificio religioso.
Esternamente, la facciata è semplice e sobria con al centro un portale d’ingresso, sulla cui architrave è incisa la data “1726”, anno in cui venne modificato l’impianto medievale originario della chiesa. Nella parte superiore, simmetrica al portale, vi è una finestra, mentre il timpano è sormontato da una statua ottocentesca raffigurante la Vergine intenta a schiacciare un serpente. Il campanile è doppio perché in aggiunta a quello originario venne realizzata, nel 1967, una moderna torre campanaria.
Internamente, invece, la chiesa è a navata unica, la quale risulta più stretta e più lunga di quella originaria. Sulla sinistra si trova una grande tela raffigurante la Madonna Assunta in Cielo con i SS. Carlo Borromeo e Gaetano Thiene, collocata, prima dei lavori di restauro, proprio al di sopra dell’altare maggiore. Nel corso di questi ultimi sono stati anche effettuati degli scavi che hanno permesso di rinvenire diverse tombe medievali e tracce di un’iconostasi, la parete divisoria tipica del rito greco, che serve a separare la zona riservata al clero da quella riservata ai fedeli.
I protagonisti indiscussi di questa chiesetta, però, sono sicuramente gli affreschi di stile bizantineggiante contenuti nell’abside, risalenti al XIV secolo ed emersi solo pochi anni fa, dopo essere stati coperti con dell’intonaco nel corso del 1700. Questi ultimi sono divisi in tre compartimenti verticali e in due registri (uno inferiore e uno superiore) da una cornice a forma di omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco, e devono essere letti dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra.
Anche se sono un po’ danneggiati, si è riusciti comunque ad interpretarne l’iconografia. La prima figura è quella di un santo vescovo, contraddistinto dalla stola; a seguire è raffigurata la scena dell’Annunciazione con l’Arcangelo Gabriele a sinistra e la Vergine originariamente sulla parete di destra. Quest’ultima, però, è stata tagliata per realizzare la porta che conduce alla sagrestia, perciò oggi non è più visibile.
Nella parte centrale, invece, l’affresco è diviso in semi-cilindro e in catino. Nel primo sono raffigurati San Basilio da una parte e San Giovanni Crisostomo dall’altra, che sono i vescovi che hanno scritto le liturgie per il rito greco più in uso nel mondo orientale e, infatti, hanno in mano dei rotoli di preghiere in lingua greca.
I due santi sono protesi verso la monofora (cioè verso la finestra) che si trova al centro, perché da questa penetra la luce che è simbolo di Dio.
Sotto la monofora è rappresento l’altare liturgico bizantino con il pane e il calice, simbolo del corpo e del sangue di Cristo; il rito greco, infatti, al posto dell’ostia, prevede il pane, di forma quadrata, sul quale viene incisa, con un coltellino a forma di lancia, una croce. Il tutto è coperto da un velo rosso, tipico del culto bizantino.
Nel catino, invece, è raffigurata la Madonna in piedi e con le braccia aperte, che è chiamata “Platytera”, (che in greco significa “più ampia dei cieli”) oppure “Madonna del Segno”: il segno è quello che porta in grembo, ovvero Gesù, rappresentato in un cerchio all’altezza del petto. La Vergine è affiancata, ai lati, da due angeli inginocchiati e nei tondini che ha vicino c’è una scritta in greco che significa “Madre di Dio”.
Nel registro superiore, invece, è raffigurato Dio sotto forma di “Antico Dei Giorni”, cioè nelle sembianze di anziano con lunga barba bianca intento a benedire con la mano destra; nella sinistra, invece, tiene un libro dove c’è scritto in greco “Io sono l’alfa e l’omega” cioè l’inizio e la fine di ogni cosa. Attorno a lui i simboli degli evangelisti: il leone alato di San Marco, il toro di San Luca, l’angelo di San Matteo e l’aquila, simbolo di San Giovanni.
Questa splendida chiesetta catturò l’attenzione anche di Cosimo De Giorgi, che la visitò, riportandone i particolari nei suoi “Bozzetti di Viaggio”. Impossibile, infatti, rimanere indifferenti di fronte alla bellezza dei suoi meravigliosi affreschi.