Rifiuti sepolti sottoterra: indagato consentiva il tombamento nei terreni della sua masseria

F.Oli.

17-05-2021 23:59:52      


SALENTO – Organizzatori, promotori, sodali, faccendieri. Una vera e propria organizzazione dietro l’ennesimo affare con i rifiuti smantellato con l’operazione “All Black”. Soldi sporchi con la parvenza di aziende legali. Dalla Campania fino al Salento. Nelle cave o in capannoni lo “sporco” veniva smaltito, bruciato e poi sepolto. Con l’unico obiettivo di lucrare da questa attività illecita (a schif come convenzionalmente usano dire i componenti del gruppo, ossia in forma e con modalità illegali). “Eh abbiamo pure bloccato i lavori “a schif” – commenta in una telefonata Roberto Scarcia, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’associazione e regista dei traffici illeciti – qua si fanno un viaggio al giorno…da una parte qua gli spostiamo però qua abbiamo il lavoro di un viaggio al giorno”.

Viaggi dalla Campania fino alle campagne del tarantino o del leccese. Ventotto quelli documentati. E spesso l’organizzazione, con l’avallo dei faccendieri salentini, doveva anche comprare il silenzio e la connivenza dei camionisti ingaggiati per compiere i trasporti illeciti ai quali i sodali erano costretti in molti casi ad aumentare i pagamenti rispetto a quelli del mercato per ottenere in cambio l’accondiscendenza a scaricare in luoghi totalmente inidonei allo stoccaggio dei rifiuti. Perché lo schifo faceva schifo. A tutti.

In una conversazione dice Roberto Scarcia: “Perché l’autista, sono sicuro quello non verrà più! Ma sono sicuro! Però mi ha detto quello là 1000…da Crotone ha detto…. mi avevano sequestrato il tachimetro e la patente…..già si vede che è un mezzo cristiano”. Risponde Luca Di Corrado: “Un mezzo bandito! Come a noi!”. Roberto Scarcia replica: “Bravo bravo…. allora mi conviene dargli 500 euro di più e gli chiediamo la bocca”. Continua Scarcia poco dopo: “Eh…ma proprio te li devo buttare….ma un camionista che sa lo schifo glieli devi dare un 200 euro di più”.

Lo schifo si sarebbe consumato anche a due passi da Lecce. Perché una costola dello zoccolo duro avrebbe fatto affari anche in Salento. In particolare il business sarebbe stato gestito da Luca Grassi (una delle 10 persone finite in carcere nell’operazione “All Black”) che, nonostante si trovasse confinato ai domiciliari, avrebbe consentito l’accesso e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e non nei terreni della sua masseria in via Giacomo Monticelli tra marzo e aprile 2019. “Grassi – come riportato nell’ordinanza a firma del gip Alcide Maritati – non si è limitato ad offrire la disponibilità del terreno della masseria di sua proprietà per le numerose operazioni di illecito stoccaggio dei rifiuti (in assenza di qualsivoglia autorizzazione) disvelate dalle indagini ma – come emerge dall’informativa e dalle eloquenti foto in atti – è proseguita col successivo “tombamento” delle numerose tonnellate di rifiuti (anche pericolosi) nei suoi stessi terreni, con evidente e conseguente gravissimo e diffuso danno ambientale dovuto all’infiltrazione nel terreno delle componenti nocive nella fase di deterioramento dei rifiuti”. Insomma per dirla come gli indagati “a schif”.