Il dr Mauro, amico di famiglia, psicologo già in pensione, spesso si sostituisce al padre di Saggina, anzi a dire il vero su certi argomenti è proprio il padre che la “scarica” a lui. Ma Mauro è felicissimo di intrattenersi e raccontare quello che sa a Saggina, forse anche perché non viene interrogato spessissimo dalla bambina come accade al padre…
-Nella genesi del pregiudizio intervengono più fattori. Sono fattori generali di tipo intellettivo e di tipo emotivo che interagiscono, e che sono alla base, naturalmente, di tutti i comportamenti umani. Per semplificare qui considero: in quelli di tipo intellettivo le conoscenze e la capacità di comprendere e utilizzare in modo utile tali conoscenze, in quelli di tipo emotivo considero il rifiuto di conoscere e comprendere e ovviamente le reazioni. Quando si parla di reazioni emotive non si intende soltanto l’aggressività comunque manifestata, si intende per esempio anche la sopportazione. E si sbaglia quando la si confonde con la tolleranza, perché la sopportazione è accettazione passiva, quindi reazione solo emotiva, mentre la tolleranza è accettazione attiva in quanto implica un processo intellettivo. Sto parlando difficile, Saggina?-
-Un pochino, dice Saggina, che gli aveva chiesto “Cosa è il pregiudizio?” e “Perché quando si parla di una persona che ha dei pregiudizi si fa capire che non è molto ……..-
-…intelligente. L’intelligenza si esprime in tanti modi, precisa Mauro, quindi non è la parola giusta, ma ascolta. L’incontro che ho avuto con Tore, un contadino, mi ha dato la possibilità di studiare il pregiudizio meglio di un libro.
-Ero con mio cugino nel suo vigneto un pomeriggio d’estate sul calare del sole e c’era anche Tore, che conoscevamo da anni. Ci aveva fatto meditare sul suo volto, su quanto un volto possa esprimere incazzatura ed energia, anche se nell’individuo sono assenti l’una e l’altra. Era la sua caratteristica: l’espressione del viso con la mascella forte, zigomi alti, occhi febbricitanti, sguardo sempre duro, mentre per il resto era una persona accomodante, gentile e curiosa. La curiosità è un aspetto dell’intelligenza.
-Quel pomeriggio si parlava di vari argomenti, che ovviamente non ricordo, quando a un certo punto Tore se ne uscì con questa frase “Dottò, la fimmina è fessa” (sarebbe la donna è stupida). Davanti a lui accennammo a un sorriso per il modo con cui pronunciò le parole. Era scomparsa l’incazzatura dal suo volto, sembrava di colpo disteso, sereno. La sensazione era che Tore fosse talmente convinto di ciò che aveva detto che si era finalmente rilassato nella saggezza delle sue parole. Mio cugino ed io concludemmo che a dispetto di quello che avevamo ipotizzato sulle tensioni espresse dal suo volto, doveva essere veramente incazzato, chissà! forse con le donne di casa sua. La frase di Tore e le tre parole in essa contenute furono a lungo oggetto di analisi. Le rovistammo nel tentativo di comprendere la genesi del pregiudizio.
-Era una frase sintetica, lapidaria. Una sentenza definitiva, inossidabile, resistente a ogni attacco. Aveva prodotto in chi l’aveva emessa distensione, rilassamento; l’autoconvincimento si era rafforzato, da qui la serenità, anche perché aveva risolto un problema. Il problema era: ma la donna è o non è intelligente? Non poteva risolvere un problema inesistente, siccome però per lui esisteva, lo aveva risolto con la sentenza. In questa sentenza non c’era arroganza, se c’era qualche posa di superiorità era trascurabile. Sembrava piuttosto una constatazione, accettazione di qualcosa di ineluttabile.
-Torno alla sentenza di Tore. A ciò che possiamo dire di lui dopo aver spiegato e compreso cosa c’è dietro la sua frase.
Tore sa molto poco dell’essere umano e non ha mai meditato su se stesso e sui suoi simili, oppure si può dire che le sue meditazioni sono rozze e primitive, e questo certamente gli accade perché le sue capacità intellettive, che sicuramente possiede, non sono tali da permettergli il superamento dei condizionamenti culturali subiti. Tutti noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere persone di scarso livello culturale che ci hanno sorpreso per l’alto livello intellettivo. Non era il caso di Tore.
Tore non è informato sull’essere umano e rifiuta di conoscerlo e di comprenderlo.
Il concetto di disuguaglianza intellettiva (la fimmina è fessa) rimbalza da fattori intellettivi (disinformazione) a fattori emotivi (rifiuto) e torna a quelli intellettivi (comprensione). Ora comprendi le frasi della breve introduzione. La testa di Tore “prosegue” con i fattori intellettivi e mette in funzione una capacità intellettiva importantissima (perciò anche rischiosa se non è ben usata), che è la “generalizzazione”. La sua frase “la fimmina è fessa” significa tutte le fimmine. E diventa una sentenza. Nasce così il pregiudizio.
La testa di Tore non ha terminato di produrre. Dobbiamo considerare come pronuncia la frase, la mimica, la serenità apparsa sul suo volto, e scopriamo la reazione emotiva finale, la sopportazione. La serenità raggiunta gli permette anche di rivolgersi con quel “dottò”, che è un invito alla sopportazione.
Quale la nostra reazione alla frase di Tore? Comprendiamo i suoi limiti, lo scusiamo, la nostra analisi ci porta alla tolleranza, consapevoli pure che il tentativo di convincerlo non produrrebbe i risultati desiderati. Naturalmente lo tolleriamo se si limita a emettere sentenze, pronti a isolarlo se reputiamo che possa andare oltre.
Ma se fossimo come lui diremmo: Tore è cretino e poi la sentenza: Cari lettori, tutti i Tore sono cretini. Sopportiamoli.