Prima proiezione per “ Vita da non morire mai”, il film di Silvana Maja, prodotto da Flavia Parnasi. In anteprima nella terza giornata del Festival del Cinema Europeo , il nuovo lavoro della Maja, segue le vicende di tre donne che per mano conducono lo spettatore attraverso la più antica emozione umana: la paura. A raccontarsi sono Silvana Leonardi, Carla Maja, Francesca Palombelli. Donne colpite dal tumore che si mettono a nudo davanti alla videocamera. Mostrano persino i segni tangibili della malattia. Le cicatrici, i lividi, le ferite. Un corpo di donna in decadenza, svuotato della sua femminilità. E’ questo l’aspetto più brutale che si vede nel film. Il resto più sobrio. L’aspetto più doloroso, quello interiore, emotivo viene raccontato con leggerezza. Sfiora l’ironia. E’ come se narrare la propria storia sia, per le giovani donne, un’occasione per ricostruire e riorganizzare con altri codici i significati legati alla propria esperienza di vita.
« Mi interessava parlare dell’aspetto perturbante della malattia – ha dichiarato la regista- e di ciò che paura e sentimenti scatenano nella mente di donne ammalate. Ho sentito che questa parte di dolore poteva servire a noi che raccontiamo, a chi si ammala e allo spettatore per domandarsi il senso e il perché».
Testimoniare la volontà di vivere nonostante tutto. Questo il senso del film, racchiuso nel titolo stesso. Infondere coraggio, lo scopo. Dai primi commenti raccolti in sala durante l’incontro con la regista, sembra che l’obbiettivo sia stato raggiunto. Il messaggio del film arriva dritto allo spettatore, senza indugi. Merito sicuramente della spontaneità e della naturalezza con cui le protagoniste si raccontano.
« Ho girato questo film senza soffrire – ha commentato la Maja- nonostante Carla fosse mia sorella e Francesca una mia cara amica. E’ una cosa strana ma ho lavorato con leggerezza. Mi ha aiutato molto la telecamera. Per me è uno strumento per mantenere una certa freddezza».
L’idea del film, spiega l’autrice, è nata su suggerimento di Francesca, la donna nelle condizioni peggiori, spirata durante le riprese del film. Alla sua nona recidiva ha chiesto alla Maja di raccontare il suo ultimo stato di vita. « Inizialmente non doveva essere un film. Solo riprese, fatte per di più con strumenti rudimentali. Poi, quando ho scoperto che anche mia sorella era ammalata di cancro ho sentito l’esigenza, quasi il dovere di riprendere ».
Silvana Maja si prepara al suo prossimo lavoro, di cui rivela il tema: la transizione di genere. Una nuova protagonista, una nuova storia di vita vera. Quella di un transessuale uomo che diventa donna.
Eliana Degennaro