LECCE – In quel tripudio di bandiere e sciarpe giallorosse un’intera città insieme ad un’intera provincia festeggiava la matematica salvezza ottenuta sul campo del Bari. Caroselli di macchine, un corteo spontaneo nato nel cuore del centro storico, passando per le vie della città e culminato con l’“abbraccio” come non si vedeva da anni ai propri beniamini all’arrivo del pullman di ritorno dalla vittoriosa trasferta di Bari. Doppia sbornia per un tifoso leccese: espugnare il “San Nicola e festeggiare la permanenza nella massima serie. Tanta roba, a distanza di anni, che ancora fa accapponare la pelle con un brivido forte sulla schiena per chi, ogni volta, riavvolge il nastro del tempo. Poi, quel derby è finito in Tribunale stritolato da una presunta combine. Ma questa è una storia arci-nota. E’ sicuramente meno conosciuto e non solo perché deflagrato solo nelle scorse ore un altro codazzo collegato sempre a quel derby culminato con una denuncia notificata nelle scorse ore a trenta tifosi del Lecce che, ora, dovranno comparire (alcuni di loro ricomparire) in Tribunale, responsabili, secondo la Questura, di aver partecipato ad un corteo privo di qualsiasi autorizzazione. Per il codice penale si tratta di un reato perseguibile secondo i dettami e i rigori di legge, per il buon senso e un codice di vita ormai violato e calpestato va sotto la definizione di festeggiamenti per un traguardo calcistico raggiunto di cui un’intera tifoseria intendeva fregiarsi e andare fiera. Tra garantisti e giustizialisti il dibattito porterebbe ad enunciare precedenti, leggi, sanzioni, sentenze più o meno recenti che possono dare una chiave di lettura diametralmente opposta e quindi il giudizio critico diventa materia personale. I dati oggettivi, però, rimangono una verità inconfutabile. La tifoseria giallorossa, ormai da anni, subisce una repressione continua e massiccia con continui provvedimenti sanzionatori che hanno coinvolto autori di incidenti e intemperanze e chi si è appoggiato alla balaustra rimanendo per qualche secondo in piedi. Diversi processi sono stati incardinati dove alcuni tifosi sono finiti alla sbarra con la pesante accusa di aver fatto parte di un’associazione per delinquere e tratteggiati dagli investigatori proprio come i membri di un clan malavitoso. Il prosieguo dell’istruttoria dovrà chiarire questo come altri aspetti puntualmente contestati dalla difesa. Quello, però, che preme sottolineare è come le forze dell’ordine si siano concentrate in particolare contro una tifoserie che si è sempre dissociata dall’appiattimento e dall’omologazione dimostrato da altre piazze italiane opponendosi alla sottoscrizione della cosiddetta tessera del tifoso. Per le istituzioni un modo per debellare il fenomeno ultras in Italia, per altri un “codice identificativo” che limita la propria libertà. Anche qui ognuno può stare dalla parte con cui meglio si identifica. Ma i dati oggettivi sono altri: al “Via del Mare” ormai da tempo è negato l’accesso a bandiere, striscioni e molti ragazzi, nel recente passato, sono stati identificati perché indossavano una sciarpetta con su scritto Odio Bari. In altri stadi, però, continuano a sventolare bandieroni, vengono accesi fumogeni e organizzate coreografie gigantesche ma il giorno dopo il mattinale delle varie Questure difficilmente riportano interventi repressivi per gli stadi. A Lecce, ultimamente, un tifoso è stato arrestato perché aveva lanciato un fumogeno sulla pista d’atletica dello stadio. In sostanza, domiciliari, processo penale e condanna anche senza pena sospesa se non sei incensurato. Le cronache di oggi giorno, però, raccontano di abusi e malefatte su più livelli con illustri personaggi che possono seguire il proprio processo da persone libere. Ironia della sorte, una recente condanna ha stabilito come proprio l’ex patron del Lecce Calcio Giovanni Semeraro abbia provocato, così come scrive il giudice, un inquinamento della falda acquifera di una larga porzione della città con danni irreversibili sulla salute dei cittadini ma il Tribunale ha sancito, con lo stesso dispositivo, che Semeraro potrà beneficiare della sospensione della pena a condizione che gli oltre 20 mila ettari di terreno vengano subito bonificati. Paradossi del codice penale probabilmente inaspriti dai tutori della legge molto spesso agevolati da un bavaglio che gli stessi organi di informazione locali si autoimpongono mentre in tutto questo circo mediatico la passione di una tifoseria giorno dopo giorno viene sempre più calpestata per una squadra di calcio, simbolo, fino a pochi anni fa, di un’intera citta in cerca di una rilancio su più fronti che l’annuale classifica pubblicata dal Sole 24 ha nuovamente stoppato e di certo non per colpa dei suoi ultras.
FRANCESCO OLIVA