LECCE – E’ stata depositata nelle scorse ore la relazione del Corpo Forestale sul batterio Xylella. Il batterio potrebbe essere stato importato nel Salento anche dal Brasile. E non dalla Costarica. Per il momento si tratta di una semplice ipotesi. Ed è stato depositato anche uno stralcio della consulenza dei consulenti tecnici (il professore Giuseppe Surico ed il dottore Francesco Ranaldi dell’Università di Firenze e l’agronomo Dario De Giorgi). In Brasile il batterio potrebbe aver avuto origine dalle piante di agrumi. Un ceppo diverso per effettuare una sperimentazione finita male? E’ un’ipotesi, al momento.
Serviranno però ulteriori accertamenti. Già nei prossimi giorni gli investigatori proseguiranno con gli ascolti in un’indagine così come dichiarato da uno dei pubblici ministeri titolari del fascicolo, Elsa Valeria Mignone (insieme alla collega Roberta Licci) a Famiglia Cristiana “lunga e complessa”. Sull’allarme Xylella è stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di diffusione di una malattia delle piante. Al momento, però, non sono spuntati profili di colpevolezza. Ma, a sentire i bene informati, a breve potrebbero scattare le prime iscrizioni. Nei giorni scorsi, infatti, gli agenti del Corpo Forestale hanno acquisito diverse testimonianze ritenute molto utili.
L’inchiesta venne aperta nel maggio di un anno fa dopo la morìa di centinaia e centinaia di alberi d’ulivo segnalata in tutto il Salento a seguito di tre esposti presentati in procura da associazioni ambientaliste. L’obiettivo è capire come e quando il batterio killer sia arrivato nel Tacco d’Italia e se la strategia d’urto messa a punto dalla Regione al fine di contenere l’emergenza sia stata equilibrata ed efficace. Gli interrogativi riguardano innanzitutto l’arrivo della Xylella in Europa segnalato circa quattro anni fa. Introdotta presumibilmente per la prima volta nel corso di un convegno tenutosi a Bari.
A distanza di anni il killer degli ulivi è comparso in una vasta zona intorno a Gallipoli e ha di fatto ammalato centinaia di piante. E al lavoro c’è anche la Guardia di Finanza che indagherà sulla questione. I finanzieri dovranno fare chiarezza sui flussi di denaro del workshop svoltosi nel 2010 a Bari dove per la prima volta si parlò di Xylella. Nel carteggio dell’inchiesta, infatti, si fa esplicito riferimento a quel convegno durante il quale agronomi e biologi di fama mondiale si erano posti l’obiettivo di creare figure professionali che potessero curare le più svariate malattie delle piante.
F.Oli.