LECCE – Centotré aspiranti avvocati copioni finiscono nei guai. Ed ora rischiano di pagare una maxi sanzione da 11mila euro, o di scontare da un minimo di tre mesi ad un massimo di un anno di reclusione.
La Procura di Lecce ha, infatti, chiuso le indagini preliminari sulla prova scritta per l’abilitazione professionale svoltasi nel 2012 presso l’Ecotekne di Lecce, che la commissione della Corte d’Appello di Catania (incaricata di correggere le prove) annullò parzialmente, rispedendo al mittente 103 elaborati di altrettanti aspiranti avvocati delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Il motivo? I “compiti” erano stati copiati da Internet, alcuni parzialmente, altri totalmente.
Le indagini della polizia postale di Lecce e Bari, infatti, hanno consentito di accertare che le 103 prove “sospette” contenevano argomenti tratti da siti Internet – come diritto.it, guidaaldiritto.it e varie dispense reperibili online – che gli aspiranti avvocati avrebbero ricevuto sui loro cellulari e smartphone tramite sms o mail. Tutti e centotré rispondono della violazione dell’articolo 1 della legge 475 del 1925, che punisce chiunque utilizzi elaborati non propri in concorsi pubblici.
Tutte le prove finite all’attenzione della Procura – 103 su circa 1000 – furono annullate. Ma ciò non ha impedito ai candidati di ripetere l’esame per l’abilitazione professionale. Di quei 103 avvocati che furono “stoppati”, venti sono comunque riusciti a superare l’esame, mentre altri 40 risultano attualmente iscritti nel registro dei praticanti. Altri quattro, tutti della provincia di Taranto, dopo avere ottenuto l’abilitazione professionale, hanno avviato la professione all’estero, precisamente in Spagna.
Le indagini della polizia postale dei compartimenti di Lecce e Bari hanno consentito di attribuire ad ogni elaborato scritto la corrispettiva origine “esterna”, proveniente da Internet, da mail, da semplici sms o anche da conversazioni telefoniche.
Attraverso l’utilizzo di uno speciale software denominato “Tetras”, gli investigatori sono risaliti ai tabulati telefonici degli aspiranti avvocati ed alle email da loro ricevute, che hanno consentito così di accertare l’illecito contestato dalla Procura: avere copiato durante le prove di concorsi pubblici. Reato per il quale il procuratore capo Cataldo Motta ha inoltrato al gip di Lecce il decreto di condanna, che consente la conversione della pena detentiva in una multa da 11mila euro ciascuno.
Nei loro confronti, adesso, potranno anche scattare sanzioni determinate dai rispettivi Ordini professionali di appartenenza.