CARMIANO/BOLOGNA – Traditi dal navigatore satellitare e dal sistema di videosorveglianza piazzato all’interno della gioielleria. Oltre al fiuto degli investigatori. Un mix di tecniche d’indagine tradizionali affiancate dal decisivo ausilio fornito dalla tecnologia. Due salentini in trasferta sono stati sottoposti al fermo di polizia per una rapina compiuta il 4 dicembre scorso in una gioielleria di Minerbio, piccolo comune in provincia di Bologna. Dall’alba di sabato sono rinchiusi nel carcere bolognese Alex Spedicato, 26enne e Alessio De Mitri, di 23, entrambi di Carmiano. Da mesi Spedicato si è trasferito a Forlì dove è stato arrestato. Il bottino dell’assalto è stato quantificato in circa 315 mila euro. Con una perquisizione in casa di De Mitri i carabinieri hanno ritrovato una minima ma significativa parte della refurtiva: gioielli e collane per un valore di 50mila euro.
L’arresto dei due giovani rapinatori è il risultato della perfetta sinergia tra i carabinieri della Compagnia di Molinella competente sul territorio per il Comune di Minerbio e i colleghi di Campi Salentina, guidati dal maggiore Nicola Fasciano, così come dichiarato dal colonnello Saverio Lombardi, comandante del Reparto Operativo di Lecce nel corso della conferenza stampa. I reati contestati sono: rapina aggravata in concorso, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione dell’autovettura utilizzata per raggiungere la gioielleria. In mattinata, dinanzi al gip Michele Toriello, si è celebrata l’udienza di convalida per Alessio De Mitri, assistito dagli avvocati Cosimo D’Agostino e Salvatore Mazzotta. Il giudice (competente per rogatoria) non ha convalidato il fermo ma ha confermato la custodia cautelare in carcere.
RAPINA – Le fasi della rapina sono risultate particolarmente cruente. La mattina del 4 dicembre due giovani, a volto scoperto, entrano nella gioielleria “Gogoni”. Il pretesto è quello solitamente utilizzato dai rapinatori. Si fanno esibire anelli, collane in vista di regali natalizi. Al momento del passaggio del proprietario davanti al bancone Spedicato si “sgancia”, punta la pistola (probabilmente una semiautomatica) alla gola del titolare e lo atterra con una mossa di arti marziali. Poi minaccia i presenti di inginocchiarsi (la moglie del titolare e tre commesse). Nel frattempo il complice srotola un sacco nero nascosto sotto la giacca e fa incetta di tutti i gioielli esposti e di quelli contenuti nella cassaforte aperta togliere i rotoli con gli anelli e le collane. Non appena il titolare non avverte più la canna della pistola sulla gola si lancia all’inseguimento dei due rapinatori. A quel punto, però, Spedicato esplode un colpo di pistola in aria. Segno che il giovane salentino ha tenuto l’arma con il dito sul grilletto mentre la puntava contro il titolare.
Le due vittime escono e notano che i rapinatori si allontanano a bordo di una Lancia Phedra di colore grigio. Ore dopo uno stesso modello di auto rubato nel centro di Lecce la sera prima viene trovato abbandonato nei pressi della stazione ferroviaria di Ravenna. I carabinieri ipotizzano che l’auto ritrovata possa essere la stessa utilizzata dai rapinatori per fuggire da Minerbio. Scatta così l’indagine. Il proprietario viene informato ma segnala un particolare che i rapinatori hanno sottovalutato o ignorato. La macchina monta un antifurto satellitare. Gli investigatori, così, risalgono al percorso compiuto dall’autovettura dal momento in cui viene rubata tappa dopo tappa: Lecce, Carmiano per un paio d’ore, Forlì, Minerbio, di nuovo Forlì, Ravenna. De Mitri, in sostanza, percorre l’intera dorsale adriatica (da qui il nome dell’indagine “Frecciarossa”).
Nel frattempo il video della rapina viene inviato ai colleghi salentini. Il filmato non è di ottima qualità. Ritrae i volti dei due rapinatori e viene inviato ai colleghi di Carmiano perché la sosta più interessante viene fatta proprio in quel paese. Grazie alla posizione satellitare chiaramente si ricava l’indirizzo preciso. Gli investigatori accertano che in quella strada non abitano delinquenti in cui l’auto si è fermata. Dalla visione del filmato, però, si risale all’identità dei due rapinatori. Per il maresciallo della stazione Gabriele Luperto è semplice dare un volto ed un nome a quei giovani: uno è Alex Spedicato che, solo due anni fa, aveva imperversato con una banda mettendo a segno rapine in casa di persone anziane. Il complice è un suo vecchio compagno di merende Alessio Di Mitri, con una denuncia in passato dalla polizia di frontiera per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Poi seguendo il tragitto dell’auto gli investigatori risalgono al domicilio di Spedicato a Forlì dove il giovane ha chiesto di poter scontare gli arresti domiciliari sin da quest’estate. Subito dopo la rapina De Mitri lascia l’auto nei pressi della stazione di Ravenna. Una leggerezza che consentirà agli investigatori di ricostruire i tasselli della cruenta rapina. Con la successiva perquisizione in casa del 26enne e’ stata recuperata parte della refurtiva con la scritta “Gogoni” e i relativi prezzi oltre al ton ton ancora impostato con l’indirizzo di Spedicato.
SVILUPPO INDAGINI – Le indagini non sono ancora chiuse. E’ stato sequestrato il telefonino del giovane per risalire agli ultimi contatti. Non è poi escluso che potesse essere presente anche un terzo uomo alla guida dell’auto. In casa di Spedicato non è stato trovato nulla. Probabilmente la merce trafugata è stata già piazzata. I colleghi di Bologna hanno eseguito due perquisizioni in casa di possibili fiancheggiatori di Alex Spedicato con esito negativo. Gente di origini salentine. Il fermo viene disposto anche sulla scorta di un’altra valutazione: Spedicato era stato notato aggirarsi in zona nelle immediate vicinanze di altri obiettivi sensibili dove avrebbe potuto colpire. C’è un particolare tecnico che lascia sconcertati. Il giovane salentino aveva chiesto di poter scontare i domiciliari in casa di una sua stretta parente. Il Tribunale di Bologna aveva persino autorizzato Spedicato a provvedere alle necessità di casa per un paio di ore. In quelle due ore, però, il giovane pianificava rapine anche efferate come quella del 4 dicembre. E forse anche altre.
Francesco Oliva