Correva l’anno 1980, lido Cerano, un tratto della costa salentina in provincia di Brindisi, allora incontaminata, era meta di centinaia e centinaia di bagnanti, felici di trascorrere serenamente le loro vacanze in acque che molti, in Italia, invidiavano. Tutto è stato distrutto nel 1982, tra mille dissensi, per costruirvi al suo posto un “ecomostro” che, da solo, riesce a produrre 1/3 di tutto il biossido di carbonio immesso in atmosfera dall’intera economia nazionale: oltre 890 milioni di tonnellate per anno di emissioni totali di anidride carbonica. Si tratta del più grande impianto costruito in Italia ed interamente alimentato a carbone. Stiamo parlando della centrale termoelettrica Federico II dell’ENEL, la più grande d’Europa, ed anche la più inquinante del mondo.
Il referendum, svoltosi nel 1986 in 84 su 97 comuni della Provincia di Lecce, con un’affluenza del 60% che, nei paesi più vicini alla centrale -Trepuzzi, Surbo Squinzano – rasentò il 98%, un record mai raggiunto tra le consultazioni referendarie a livello locale in Italia, bocciò l’ipotesi della costruzione della centrale di Cerano, i cui lavori erano già cominciati. Con questi risultati si chiese al Comune di Brindisi di ordinare la sospensione dei lavori, dopo mille peripezie e vittorie purtroppo di Pirro, nel 1990 la Federico II entra definitivamente in funzione. Per constatare gli effetti benefici di questo insediamento basta consultare il registro tumori delle province “colpite” dai benefici dell’ecomostro.
Nel corso degli anni, il Salento è balzato agli onori della cronaca come la California d’Italia, ciò ha suscitato appetiti di diversa natura su questa terra baciata dal sole e carezzata dal mare. Ci riferiamo ad un’ipotesi di intreccio, che sta segnando in maniera indelebile il Salento, cioè l’epidemia che sta falcidiando gli ulivi e l’opera di interesse “strategico” – verrebbe da chiedersi strategico per chi – del mega gasdotto della Trans Adriatic Pipeline. Dunque il TAP è il progetto di un nuovo gasdotto che porterà il metano dell’Azerbaijan in Italia e in Europa, e questo lo abbiamo sentito, detto, ridetto fino ad averne nausea. Quello di cui si è parlato meno è che, partendo da San Foca, il gasdotto attraverserà tutto il Salento,fino a Mesagne dove si trova lo “snodo” Snam. È qui che comincia un’incredibile serie di coincidenze che inevitabilmente ci porta a pensare quanto, a volte, la realtà superi la fantasia. Bisognerebbe chiedersi come mai la Xylella abbia colpito il Salento (non un’altra Regione o un altro Paese, ma il Salento) proprio dopo l’approvazione del progetto; come mai, poi, il batterio si sia fermato a Oria, ad un tiro di schioppo da Mesagne dove è ubicato lo snodo Snam; è sempre un caso che il gasdotto passi per contrada Frascata, dove sono già stati abbattuti una prima parte di ulivi ritenuti irrimediabilmente infetti e altre centinaia sani saranno “uccisi”?. È una coincidenza che passi anche per Trepuzzi e Torchiarolo, dove altri focolai hanno determinato l’eradicazione di molte piante, seppur rallentata dalla protesta popolare e dai ricorsi al TAR? Gli investigatori più esperti direbbero che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio ma tre coincidenze sono una prova.
È singolare, infatti, come nel momento giusto (giusto per il progetto TAP) sia piovuta sul percorso (giusto per il progetto TAP) una strana e inguaribile malattia che smantellerà centinaia di ulivi che avrebbero senza dubbio ostacolato, rallentato, se non deviato, il percorso del gasdotto fino a Mesagne.
Ma questa è la solita becera e abusata teoria del complotto, si è sicuri che sia proprio priva di fondamento?
Quello che i Salentini fanno è tenere alta la guardia per vigilare e preservare in maniera non ottusa l’unica terra che hanno. Ed è quello che facevano nella giornata di ieri, insieme ai sindaci no tap, per opporsi all’espianto degli ulivi nelle aree interessate dal passaggio del tracciato quando sono stati caricati dalle forze dell’ordine che, a quanto si evince da alcuni video, non si sono fermati neanche davanti alle fasce tricolori dei sindaci presenti.
Sicuramente le azioni di boicottaggio proseguiranno, in maniera ovviamente pacifica, da parte di chi protesta. Un quesito nasce spontaneo: ma la istituzioni regionali e locali possono solo chinare il capo dinanzi ai voleri del governo centrale e delle multinazionali? Ai posteri …
Oronzo Perlangeli