F.Oli.
MIGGIANO (Lecce) – Nessuna responsabilità per la morte del piccolo Luca deceduto a soli quattro anni per una febbre curata con la medicina omeopatica. Il Tribunale di Lecce, Presidente Sergio Tosi, ha assolto i genitori con la formula perchè il fatto non sussiste: il dottore Marcello Monsellato e la moglie Giovanna Pantaleo, entrambi di Miggiano, accusati di omicidio colposo. Il medico è noto per la sua professione. E’ stato anche psicologo e psicoterapeuta per circa 20 anni nel Centro dell’Istituto di dinamica comportamentale di cui è stato vicedirettore a Ferrara, nonché responsabile della sezione medica. Si chiude senza responsabili uno dei casi giudiziari più controversi e discussi degli ultimi anni. L’inchiesta venne avviata dopo la morte del piccolo Luca deceduto presso il pronto soccorso dell’ospedale di Tricase il 21 ottobre del 2011 per una polmonite mal curata. Furono gli stessi genitori del bambino a presentare una denuncia presso la stazione dei carabinieri di Specchia per presunte omissioni e negligenze da parte dei sanitari del 118. Secondo la coppia, l’ambulanza sarebbe giunta a casa dei Monsellato solo venti minuti dopo la telefonata. E sotto inchiesta finirono un pediatra, un rianimatore e un medico del pronto soccorso dell’ospedale di Tricase. I successivi sviluppi d’indagine portarono poi all’archiviazione del procedimento a carico dei medici così come dei genitori.
Il gip Alcide Maritati dispose l’imputazione coatta dei genitori dopo aver valutato le conclusioni delle consulenze dei medici legali Alberto Tortorella e Leopoldo Ruggiero sulle quali il pubblico ministero Santacatterina era giunto a esiti diametralmente opposte. Se la Procura sostenne che la polmonite interstiziale e batterica colpì il bimbo in modo così violento da non dargli alcuna possibilità di sopravvivenza neppure se si fosse trovato in condizioni di salute migliori, il giudice Maritati si soffermò sugli esiti delle consulenze e sulle complicazioni intervenute a causa dello stato di debolezza generale: il bambino era malnutrito, sottopeso (12 chili ed 800 grammi distribuiti su un bimbo di 99 centimetri d’altezza) ed affetto da altre patologie.
Il gip sottolineò anche le scelte terapeutiche giudicate negativamente dalle consulenze medico-legali della Procura. Si sarebbero basate solo sull’impiego di farmaci omeopatici e senza l’aiuto della medicina tradizionale nemmeno per quei controlli, come gli esami radiologici, che avrebbero potuto fornire indicazioni appropriate sulla gravità del quadro clinico del bimbo. Ed ancora: se il pubblico ministero parlò di atteggiamento ingiustificabile dei genitori per una scarsa fiducia nella medicina tradizionale che si sarebbe concretizzata nella cura della febbre e della tosse con metodi omeopatici, il giudice si spinse oltre ravvisando a carico dei genitori una condotta omissiva anche per il loro ruolo di garanti della salute dei propri figli.
A dire del giudice, cinque mesi prima del decesso le condizioni di salute del piccolo Luca erano già piuttosto preoccupanti. Risultava malnutrito e carente di proteine e calorie. E non sarebbero risultate visite specialistiche, approfondimenti diagnostici o (quanto meno) l’adozione di una dieta adeguata. L’unico medico del bimbo sarebbe stato il padre omeopata. Non un pediatra o qualche specialista. E dunque senza ricorso ad antibiotici o al ricovero in ospedale. Nel corso del processo sono stati sentiti medici, specialisti e testimoni. Sulla scorta delle testimonianze acquisite, Il Tribunale ha assolto i due genitori difesi dagli avvocati Giulio De Simone e Lorenzo Valgimigli.