COPERTINO (Lecce) – Il 18 settembre 1663 ad Osimo, nelle Marche, Giuseppe da Copertino concluse la sua vita terrena. Come si legge nel testo di padre Gustavo Parisciani ‘San Giuseppe da Copertino’, in punto di morte “la sua faccia cominciò a risplendere come se fosse illuminata da un raggio di sole (…). Notarono un sorriso. Vedeva forse la ‘carrozza dell’obbedienza’ che moveva dal cielo (…). Un quarto prima di mezzanotte, il volto si illuminò di nuovo e chiuse la vita con un lungo e ineffabile sorriso”.
Giuseppe Maria Desa nacque a Copertino il 17 luglio 1603, ultimo di sei figli, in un rifugio occasionale, una stalla. Il padre, il legnaiolo Felice, soprannominato il ‘castellano’, perché custode del castello di Copertino, uomo di gran cuore, ingenuamente firmò delle sigurtà (le moderne cambiali) per amici bisognosi, ma poco fidati, trovandosi indebitato e portando la famiglia alla rovina.
La madre, Franceschina Panaca, donna molto severa, condizionò molto il carattere del piccolo Giuseppe. All’età di sette anni gli fece frequentare una ‘scuola di scrivere’, per istruire il figlio. Durante le lezioni però Giuseppe si distraeva facilmente tanto da essere soprannominato ‘boccaperta’.
Di fatto andò pochissimo a scuola, non solo perché sembrava inadatto a qualsiasi tipo di studio e mestiere, ma anche perché gravemente ammalato. A 15 anni avviene la guarigione attribuita alla Madonna della Grazia di Galatone. Amava profondamente la Madonna che chiamava ‘Mamma mia’.
Non era un ragazzo svogliato, ma lo studio per lui era un ostacolo insormontabile, quasi un incubo. La memoria non lo aiutava affatto; spesso i suoi insegnanti davanti alle scene mute sentenziavano:
“E’ meglio che vada a zappare”.
Frequente l’appellativo di asino a lui riferito, tant’è che lui stesso si definiva ‘fratello Asino’.
Nonostante questi forti limiti, Giuseppe desiderava fortemente diventare religioso e sacerdote, un percorso difficile, fatto di studi, esami, interrogazioni continue.
Bussò a diversi conventi, che inesorabilmente gli chiudevano ogni porta, per ‘manifesta incapacità in tutto’. Infine venne accolto come terziario nel convento dei Minori Conventuali della Grottella, non lontano da Copertino. In comunità gli affidarono incarichi umili, si occupava dell’orto, della stalla, custodiva la mula del convento. Pregava molto e di notte tentava di studiare, di rispolverare le poche nozioni apprese. Riuscì a coronare il suo sogno, quello di essere ordinato sacerdote.
Per dieci anni esercitò a Copertino il ministero sacerdotale, facendosi notare per la santità di vita, le estasi, i voli. La sua vita fu tratteggiata dal dispiacere di sentirsi ignorante, dalla dura prova della persecuzione e della carcerazione. ‘Boccaperta’ si lasciò plasmare dalla Spirito di Dio, superando ogni difficoltà con umiltà e obbedienza, divenendo dono di Dio alla chiesa. Ebbe il dono della scienza infusa.
Settembre è anche il tempo di tornare a scuola, tra entusiasmo e preoccupazioni. Il ‘santo dei voli’ è noto pure per essere il ‘santo protettore degli studenti’. Il suo santino, con la preghiera dello studente, spesso lo si ripone con cura nel portafogli, nello zaino, nell’agenda, tra le pagine vissute dei libri: dà sicurezza e protezione prima di un’interrogazione e di un esame importante. E ‘frate Asino’ è lì che accompagna, tiene per mano lo studente ansioso, incerto, trepidante.
San Giuseppe da Copertino “non è il taumaturgo più invocato nel mondo ma è certamente il santo più ‘simpatico’ dell’agiografia cattolica”. Ad un teologo francescano che chiedeva come conciliare gli studi con la semplicità del francescanesimo, rispose: “Quando ti metti a studiare o a scrivere ripeti: Signor, tu lo Spirito sei / et io la tromba. / Ma senza il fiato tuo / nulla rimbomba”.
Approfondimenti: la promozione del territorio salentino ha portato Paola Nestola, ricercatrice del Centro de História da Sociedade e da Cultura dell’ Università di Coimbra, alla pubblicazione nel 2016 del volume “San Giuseppe da Copertino: dall’estrema Puglia al Portogallo”, edizioni Grifo.
Come si legge nella premessa: “Rimasto a lungo ai margini della ricerca storica laica e di ampio respiro, confinato in un settore ricco ma specialistico degli studi francescani avviato negli anni Sessanta del Novecento da Gustavo Parisciani (…) , il frate pugliese del convento della Grottella, soprattutto tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, è divenuto oggetto di nuove e più mirate analisi nell’ambito di storia religiosa e della santità(…). Altrettanto si può dire del nutrito gruppo di studiosi meridionali coordinati da Mario Spedicato che ha e hanno aperto il ventaglio storiografico centrato su questo peculiare modello di santità salentina”.
Flavia Carlino