di Francesco Oliva
SPECCHIA (Lecce) – Diffamato in televisione e calunniato davanti ai carabinieri. Una nuova figura (finora rimasta ai margini della vicenda) irrompe nell’inchiesta sull’omicidio di Noemi Durini, la studentessa 16enne di Specchia uccisa dal fidanzato il 3 settembre. Il profilo inedito è quella di Fausto Nicolì. E’ il meccanico di Patù di 48 anni tirato in ballo dall’assassino reo confesso e dai suoi genitori in queste settimane in cui il borgo di Specchia si è trasformata nel set di un reality. Nicolì è accusato di essere stato un “compagno di merenda” di Noemi e di aver appoggiato il piano della giovane di sterminare la famiglia del suo ragazzo. Accuse troppo gravi per l’uomo sottoposto ad un frenetico e incontrollabile linciaggio mediatico andato avanti per giorni. Da qui la decisione, tramite l’avvocato Luca Puce, di denunciare i genitori di L.M. per diffamazione aggravata e il giovane omicida per calunnia. Un modo per tutelare così a propria immagine infangata da dicerie e bugie.
Nicolì, suo malgrado, sarebbe stato trascinato nella vicenda sull’omicidio di Noemi dopo dichiarazioni, interviste davanti alle telecamere e ai taccuini delle forze dell’ordine. Nicolì sarebbe stato sottoposto ad un vero e proprio linciaggio mediatico da parte dei genitori dell’omicida consumato nel corpo di interviste rilasciate a testate giornalistiche e programmi di cronaca con eco e visibilità nazionale. Il riferimento, in particolare, è alla madre dell’omicida. In un’intervista rilasciata davanti alle telecamere di “Quarto Grado” per la puntata, andata in onda il 22 settembre, la donna avrebbe riferito che Noemi voleva ammazzare tutta la sua famiglia e di aver raccolto i soldi per consegnarli al meccanico per compiere il delitto.
Ci sono poi le dichiarazioni di L.M. rilasciate davanti agli investigatori nell’interrogatorio trasformatosi in una lunga confessione il 13 settembre giorno del ritrovamento di Noemi. Il 17enne, così come riportato nel corso della stessa trasmissione, avrebbe raccontato ai carabinieri di un presunto coinvolgimento del meccanico nel progetto della 16enne di uccidere i suoi genitori. Da circa due mesi, a dire di L.M., Noemi insieme al meccanico aveva deciso di comprare una pistola con cui ammazzare la sua famiglia. Ora il meccanico, alla luce del clamore mediatico suscitato dall’intera vicenda, chiede che gli inquirenti acquisiscano il verbale di interrogatorio.
Nicolì si dice basito, stupito per la piega che l’intera vicenda ha assunto. Dopo le dicerie e i pettegolezzi in paese sul suo conto l’uomo non avrebbe mai creduto di finire anche nei nastri di trasmissioni televisive e sui taccuini degli investigatori. Non avrebbe neppure pensato che L.M., pur di difendersi, si sarebbe costruito un simile alibi, arrivando ad infangare il suo nome nonostante un rapporto di amicizia e demolendo l’immagine di una ragazza. A distanza di pochi giorni rimane un’amara constatazione: l’indagine sulla morte di Noemi deve fare i conti anche con denunce che rischiano di offuscare il ricordo della studentessa.