Se ne è discusso oggi in conferenza stampa a Palazzo Adorno, alla presenza del Presidente dell’Associazione Antiracket Lecce Carlo Miccoli e di Paolo Pellegrino dell’Università di Lecce che ha elaborato i dati dello studio condotto dall’Associazione antiraket. Nella graduatoria nazionale, il capoluogo salentino risulta tra i più sicuri d’Italia
Due anni di indagini conoscitive, dal gennaio 2008 al dicembre 2010 per acquisire elementi utili nell’analisi del fenomeno del raket e delle estorsioni. Lo strumento principale è stato un questionario che ha raccolto 784 risposte frutto di domande mirate e rivolte a operatori e titolari di attività commerciali, le più esposte al rischio raket. I dati raccolti, tuttavia, sono soggetti a un margine di inesattezza per via degli atteggiamenti omertosi di fronte alla possibilità di denunciare usurai o estortori. Per quanto riguarda l’usura, è opinione comune di un terzo degli intervistati che il fenomeno sarebbe meno incisivo se ci fosse più elasticità nell’accesso al credito mentre i restanti si affidano alla tutela delle forze dell’ordine invocando più certezze nella pena nell’accertamento del reato.
In linea di massima gli imprenditori salentini, stando all’analisi del professor Pellegrino, si sentono sicuri di poter operare senza il rischio di essere taglieggiati. Il risultato ottenuto dalla ricerca è in linea con il dato del Ministero dell’Interno pubblicato sul “Il Sole 24Ore” che colloca Lecce all’87esimo posto delle province a rischio raket e usura, su 103. Un ottimo risultato che fa ben sperare nel processo di legalità avviato in seguito alla lotta della criminalità organizzata che imperava negli anni Novanta. I dati confortanti sono però in contrasto con l’istituzione, nell’aprile del 2009, di uno sportello comunale antiraket-usura con sede in viale De Pietro, nei locali dell’ex comando della Polizia Municipale. All’inaugurazione il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, da sempre impegnato nella lotta del fenomeno criminoso, parlò di strumenti di supporto per contrastarlo, perché le denunce sono una minima parte del “sommerso”.