“A nome della città di Lecce porgo le mie scuse a Ilias Miah, cittadino cingalese pestato a sangue nel centro storico della città, perché leggendo della sua aggressione mi sono sentito mortificato, come sindaco e come leccese.
Perché queste persone arrivano nel nostro Paese per cercare di mantenere le loro famiglie – e nella maggior parte dei casi fanno lavori semplici, ma dignitosi e legali – perché Lecce è una città civile e tollerante, dove lo straniero è sempre ben accetto e dove le differenze etniche costituiscono una ricchezza, non un problema. E’ quindi obbligatorio prendere le distanze da questi comportamenti rozzi e brutali, e ribadire a questi ospiti della città che Lecce li considera parte integrante del suo patrimonio di cultura, civiltà, tolleranza”.
Nel pomeriggio di oggi il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è recato nel reparto di Otorinolaringoiatra dell’ospedale “Fazzi” per fare visita al cittadino cingalese venditore di rose massacrato di botte da quattro facinorosi l’altra sera in via Cairoli, nelle strade della movida, dove si è informato con i sanitari di turno circa le condizioni di salute del malcapitato cingalese, ricoverato presso l’ospedale leccese dopo la vile aggressione.
Dal personale in servizio il sindaco ha appreso con sollievo che Ilias Miah, nonostante le tumefazioni e il trauma cranico riportato nel corso del pestaggio, non avrà probabilmente bisogno di essere operato, e che, pur rimanendo in osservazione presso il reparto del “Fazzi”, potrà probabilmente tornare a casa già nei primi giorni della prossima settimana.
Il sindaco di Lecce si dice “assai preoccupato” per questi rigurgiti di intolleranza: “Lecce è capitale della cultura e dell’accoglienza, e questi episodi violenti e di razzismo strisciante non sono ammessi in una città civile come la nostra. Invito quindi tutti i cittadini leccesi a tenere alta la guardia, perché la pacifica convivenza e il rispetto per chi cerca di guadagnarsi da vivere in maniera onesta sono valori su cui tutti noi siamo obbligati ogni giorno a vigilare, non solo le forze dell’ordine”.