Fra i sostenitori delle elezioni anticipate – dichiara il sottosegretario, Alfredo Mantovano – come opzione obbligata e i sostenitori delle larghe intese come via alternativa altrettanto obbligata viene da chiedersi se non esista nessuna ipotesi differente e se non è ipotizzabile qualche cautela.
I mercati, la finanza, i rappresentanti del mondo dell’economia votano per una guida tecnica, immaginando che offra garanzia di misure ancora più rigorose; ma questo non vuol dire necessariamente che ministro dell’istruzione debba essere un preside di facoltà o che ministro per i beni culturali debba essere un sovrintendente artistico. Non vuol dire, cioè, che approcci c.d. tecnici debbano caratterizzare ogni settore di attività istituzionale, oltre a quello economico-finanziario, in nome di un aprioristico sospetto per la politica. Ancora: non è immaginabile un approccio “tecnico” per la modifica della legge elettorale; poiché la formazione del nuovo governo non potrà dissociarsi da una idea chiara sulla futura disciplina del voto, il centrodestra potrebbe sentirsi garantito negli scenari futuri se si rispetta l’esigenza diffusa di una reale rappresentatività, che superi il Parlamento dei “nominati”, e si rispetta anzitutto l’assetto bipolare. Il che vuol dire un impegno chiaro da parte dei leader dei principali partiti – a cominciare da Berlusconi, Bersani, Casini – davanti al Capo dello Stato, teso alla introduzione della preferenza nell’attuale legge elettorale. Ovviamente prima del giuramento del nuovo esecutivo.