A Natale siamo tutti più buoni, Natale con i tuoi, l’albero di Natale, Babbo Natale; si potrebbe continuare all’infinito con i luoghi comuni che fanno da cornice alle misere esistenze umane per buona parte dell’anno.
A dicembre, quando la corsa per il Natale diviene frenetica, l’attenzione per costui diventa massima. Ma chi è Natale e come ha fatto ad entrare così prepotentemente nelle nostre vite fino a soggiogarle, circuirle e renderci succubi di una giornata all’insegna del buonismo apparente?
Per i nati negli ultimi ventuno secoli si festeggia il compleanno di Gesù, il messia venuto sulla Terra per infondere, non sempre riuscendoci, pace e amore. Attorno a questo importante evento si sono sviluppati nel tempo, usi costumi e tradizioni di diversa origine. Anticamente si festeggiava il solstizio d’inverno, le successive religioni politeiste omaggiavano il dio dell’agricoltura Saturno. Già i Romani, popolo dedito ai festeggiamenti, si scambiavano doni di buon auspicio e, come per i popoli celtici, germanici e greci, praticavano riti legati alla fertilità durante queste feste, come l’accoppiamento.
Nel ricercare le origini del Natale, non c’è traccia di documenti che accertino la nascita di Gesù per il 25 dicembre ma prima di diventare il compleanno più celebre della storia, è stato giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio. Una festa mutante dunque, che negli ultimi decenni ha velocizzato i suoi cambiamenti. I contemporanei viventi infatti, scavando nei ricordi della propria storia, trovano il presepe al posto dell’albero, la befana al posto di babbo natale che porta un solo dono al posto dell’intero carretto, addobbi semplici realizzati con materiali poveri e acquisti “straordinari” legati al solo pranzo natalizio. Ma si sa, siamo umani tendenti a complicare ciò che è semplice, vittime del consumismo o artefici principali di esso.
La Chiesa, ormai esclusivista della festa di origine pagana, da molti anni predica la sobrietà, in netto contrasto con mamma Tv che ci inonda di informazioni martellanti dal rientro delle vacanze estive: cosa comprare, come addobbare, persino come educare i nostri figli a giocare. Si parla anche di crisi economica da qualche anno, ma con le manovre fiscali estive, finora c’è stato giusto quel periodo di assestamento congruo a legittimare le spese inutili e la corsa sfrenata allo stress (sindrome di adattamento alle sollecitazioni esterne).
Quest’anno, le ben note vicende politico-economiche italiane preannunciavano un Natale all’insegna dell’austerità ma a tutto vantaggio della sindrome di adattamento e così è stato, assicurano i commercianti in flebile attesa. Pochi acquisti dicono, ma tante partenze per le vacanze natalizie ci informano i telegiornali (alcuni) mentre dai maggiori talk televisivi giungono gli sconfortanti dati sulla disoccupazione e sugli ammortizzatori sociali che blindano il Paese nella futura decrescita. Poche spese anche negli altri Paesi europei, a fronte di una crisi di interesse planetario. Certo la riduzione degli acquisti innesca un altro meccanismo a sfavore dell’economia che rallenta il Mercato che fa vacillare la Borsa e così via. Una spirale svantaggiosa per la Finanza, che regola e controlla il destino del mondo ma che non nasce con esso.
Che l’incertezza per il prossimo avvenire stia gradualmente portando un nuovo cambiamento a questa mutante festa della notte dei tempi? O semplicemente si sta riscoprendo la vera origine comune a tanti popoli primitivi, quella di venerare il dio Sole che accende la luce, la vita e la speranza di buoni raccolti per la sopravvivenza dell’umanità?