Conforta non poco la prestazione del Lecce di Serse Cosmi, non altrettanto il rtisultato finale che sconta le endemiche leggerezze del reparto difensivo e gli sprechi dell’attacco, oltrecche’ la classe cristallina di gente come Klose.
Tre motivi che hanno consegnato alla non trascendentale Lazio i tre punti. E’ andata come proverò a raccontarvi:
La prudenza, come recita un vecchio adagio, non è mai troppa; Cosmi e Reja lo hanno applicato, almeno in avvio di gara, e fino a quando Marchetti non ha sentito scorrere lungo la schiena, i primi brividi al minuto numero sette. Allora il Lecce si è convinto che si poteva osare ; lo ha fatto senza esitazioni e con discreta brillantezza, fino a quando Biava, dormiente, ha lasciato che un lungo rinvio di Oddo costringesse Marchetti a stroncare fallosamente il guizzo di Di Michele: calcio di rigore che lo stesso Di Michele trasforma seraficamente.
I così detti “fenomeni”, Hernanes, Gonzales e Ledesma non riescono a carburare costretti a tenersi bassi dalla “caccia alta” messa in atto da Olivera e Giacomazzi; Rocchi e Klose sono isolati e dunque disarmati: Il Lecce gioca mentre la Lazio balbetta al punto che per due volte viene salvata da un Marchetti semplicemente miracoloso. La regia di Ledesma latita, Hernanes vaga a centrocampo a fari spenti, ma la pausa caffè non può mancare: 28°, angolo per la Lazio, Diakitè raccoglie di testa per Klose che è un fulmine nella girata a rete; 1-1.
La novità è che il Lecce non si scompone, riprende il filo del discorso interrotto da Klose e si rimette a macinare: il pressing è furioso, assillante su ogni palla ed è un vero peccato che Muriel, liberato davanti a Marchetti, spedisca di piatto scandalosamente al lato. L’uno a uno che chiude il primo tempo non rende, in verità, giustizia ai giallorossi.
Cana e Cissè in campo in sostituzione di Biava e Rocchi; Lecce con Giandonato per Tomovic, immutato il copione compresa la sciagurata leggerezza difensiva che al secondo minuto di gioco consente a Klose e Cana di duettare fino a concludere a rete per il vantaggio degli uomini di Reja.
La mutata situazione dà respiro alla Lazio anche perchè Ledesma non si limita più a fare falli dando il via alla distribuzione di palla. Barella per Giandonato (10°) sostituito da Grossmuller, Giacomazzi arretra, va a fare il centrale con licenza di avanzamento. Ferrario, di testa su parabola di Olivera, fa il pareggio al 14°, Marchetti si rompe e viene sostituito da Carrizo.
La partita offre comunque un bel vedere: Muriel, palla al piede, danza in area fermato da un suo occasionale tocco di mano, il Lecce avanza a folate impetuose, avanza armonicamente con buona precisione di palleggio e varietà di temi; se finalizzasse con la medesima sagaciacon cui organizza sarebbe in netto vantaggio anche nel punteggio. Al 30° Cissè sfugge a Ferrario, Giacomazzi lo stende ai sedici metri, la conseguente punizione non produce esito.
Piatti per Muriel a dieci minuti dal termine con Di Michele che sontuosamente si libera in piena area per poi graziare Carrizo con un “lob” che va a morire sul tetto della rete. Non sdbaglia invece Klose quando è chiamato a sciorinare quello che viene considerato il pezzo migliore del suo repertorio: l’avvitamento aereo con imprendibile colpo di testa, ed è il 2-3.
Il Lecce si ritrova dunque con un pugno di mosche in mano, ma anche con la sensazione che, se e quando deciderà di regalare in maniera più parsimoniosa, la classifica potrà cambiare. Ma questo deve accadere al più presto, perchè il tempo stringe ed il distacco dalla quota salvezza resta immutato.