Il turismo balneare è l’avamposto del turismo salentino,commenta il Presidente del Gruppo misto regionale Donato Pellegrino.
“Bisogna fare presto” al di là degli scontri istituzionali sulle modalità del ripascimento del litorale adriatico e dell’annoso problema
dello sversamento, nella marina di San Cataldo , di reflui maleodoranti provenienti da Lecce e Surbo e dalla zona industriale.
Bisogna correre perché gli interventi di contenimento e di difesa ex post raramente consentono un ripristino delle condizioni precedenti del complesso sistema costiero e bisogna passare al più presto alla fase della programmazione e prevenzione.
Il Comune di Lecce deve trovare la bussola di una riqualificazione delle marine e rispondere alla cittadinanza del degrado inaccettabile in cui si trovano le stesse.
Occorre trovare soluzioni tecnologicamente avanzate ed ecocompatibili, sono questi i due binari su cui deve viaggiare la politica cittadina, in particolare modo quando, con i soldi dei contribuenti, si sono spesi inutilmente 100 milioni di euro per la realizzazione di impianti che potrebbero consentire l’utilizzo di quelle acque, debitamente depurate ed affinate, per usi agricoli o industriali, considerata anche l’atavica sete della terra salentina.
A livello locale, infatti, ampi tratti di costa sono sempre più soggetti a trasformazioni irreversibili dovute, da un lato, a cause naturali ma, soprattutto, all’azione dell’uomo che accelera questi fenomeni, con gravi danni all’ambiente, in generale e al paesaggio costiero, in particolare.
Bisogna guardare al turismo balneare come ad una possibile via di sviluppo economico, sottolinea il Presidente Pellegrino, ed in questo senso emerge la mancanza di un efficace piano di coordinamento e di gestione delle coste a qualunque livello.
Gli ambienti retrodunali, i boschi costieri le splendide spiagge fanno sì che la costa sia un’immensa risorsa da tutelare e preservare affinché diventi occasione di sviluppo.
Il tempo passa ma i problemi restano e non si risolvono da soli, specialmente se si devono attendere i tempi biblici della politica di palazzo Carafa, commenta amaramente il Presidente Pellegrino.