“È successo di nuovo. Il depuratore di Ciccio Prete continua a sversare liquami nelle acque di San Cataldo. Proprio ieri siamo andati a verificare in che stato versasse la zona dell’idrovora, laddove c’è lo sbocco dei reflui a mare, e la situazione che ci si è presentata davanti era, ed è, drammatica.”
Lo comunica in una nota il candidato del centrosinistra di Lecce, Carlo Salvemini. “Le foto che abbiamo scattato non hanno bisogno di ulteriori commenti: il mare grigio, miasmi insopportabili, il completo abbandono della zona ormai ridotta ad una piccola discarica sulla spiaggia. Tutto questo, nonostante i 100 milioni di euro spesi per la realizzazione di impianti che potrebbero consentire l’utilizzo di quelle acque – debitamente depurate ed affinate – per usi agricoli o industriali e che invece non sono mai entrati in funzione. Impianti costruiti negli anni da diversi enti e consorzi con fondi pubblici – cioè con le tasse dei cittadini – ma senza una regia e senza che il Comune di Lecce facesse mai sentire la sua voce. Nelle riunioni che si sono tenute in questi ultimi mesi, sollecitate dal sindaco di Vernole – che si è fatto carico del problema – il Comune di Lecce è stato del tutto indifferente, partecipandovi, quando lo ha fatto, solo con tecnici che non avevano delega a decidere e senza proporre alcuna soluzione.
Per anni si è parlato di una rivalutazione delle marine leccesi e questi sono i risultati.
Il danno, infatti, non è esclusivamente ambientale: come si può pensare al turismo e allo sviluppo se le acque di San Cataldo sono più simili ad una cloaca che ad un mare balneabile? Come si può pensare ad una riqualificazione dell’area costiera se non si dotano le marine di una rete fognante propria?
Il degrado e l’incuria hanno impedito alle marine leccesi di crescere ed essere protagoniste del turismo salentino. È necessario, dopo anni di latitanza da parte dell’amministrazione leccese, trovare una soluzione urgente a questo problema.
Il nostro mare merita un trattamento migliore; noi lo meritiamo.
San Cataldo deve diventare una perla della costa adriatica e abbandonare per sempre l’immagine di smaltitoio che ha oggi. Per richiamare i turisti e gli stessi cittadini di Lecce, il nostro lavoro deve partire dalla rigorosa tutela e pulizia del mare e delle spiagge – vere attrazioni di questo territorio – e non impaludarsi in inutili opere di cementificazione.
È arrivato il momento di dare una svolta alla vicenda: il Comune di Lecce deve farsi carico della questione, portando il problema in maniera decisa sui tavoli della Regione, del Ministero e, se necessario, dell’Unione Europea, che ha finanziato diversi di quegli impianti rimasti, fino ad oggi, inutilizzati.